domenica 5 febbraio 2012

Bolle e il NON attacco ai clochard (giusto per svegliare una sonnacchiosa domenica)


In questa sonnacchiosa domenica stavo cercando materiale per scrivere un po’ in questa altrettanto sonnacchiosa pagina. Non riuscivo a trovare nulla che non fosse esageratamente personale quando un aiuto mi è venuto proprio da chi, per mestiere, non si esprime a parole: l’étoile italiana più famosa, Roberto Bolle.
In questi giorni il signor Bolle si deve trovare a Napoli e stamattina è andato a fare lezione (o forse dovrei dire allenamento, non lo so) al Teatro San Carlo.
Il problema è che, sotto i portici del San Carlo, questa mattina, c’erano accampati dei senza tetto. Cosa che il protagonista di questa storia non ha mancato di notare con un paio di tweet:
"I senzatetto che s'accampano e dormono sotto i portici del teatro San Carlo, gioiello di Napoli, sono un emblema del degrado di questa città". 
"Scena mai vista davanti a nessun teatro. Né in Italia, né all'estero"
C’erano anche un paio di foto, che, in realtà, non mostravano il volto di nessuno e non ledevano la privacy di nessuno, ma che non pubblicherei anche se potessi in quanto non di mia proprietà.
Personalmente, non appena li ho letti, ancora con il caffè in mano, ho pensato “complimenti per  la figura di merda dell’amministrazione comunale.” Perché, si sa, io sono una persona fine. Ma non ho letto alcun attacco ai clochard, così come hanno riportato i vari social network e giornali on line successivamente. Il problema, come sempre, sarò io che ho un’interpretazione dell’italiano del tutto particolare.
Sinceramente quello che mi sentirei di replicare che il primo problema da porsi non è tanto che la bellezza del posto venga rovinato, ma che queste persone necessitano, e meritano, un luogo più consono ai loro bisogni che non sia il portico (aperto) di un teatro. Cosa che, almeno per me, è stata chiarita in un altro tweet:
 Ma ovvio che i senzatetto vanno accolti e non respinti ma secondo voi sarebbe possibile davanti al Metropolitan a NY?  
Appunto: ovvio.
Solo che la polemica si scatena perché c’è sempre tanta rabbia in giro e tanta voglia di sfogarla anche con aggressività. Soprattutto da chi ha la coscienza bisognosa di pulizia. Quelli con la coda di paglia insomma.
Ora questi tweet, così come le foto, sono stati rimossi, solo che la memoria di internet permane e, stranamente, rimangono solo i primi due tweet, non il terzo.
Mentre il mondo, o forse solo l’Italia, si è affrettato a dire “Roberto Bolle contro i clochard”, nessuno si è chiesto dove fossero stati mandati i suddetti clochard nel frattempo. La cosa mi ha fatto alquanto sorridere. Sì, perché se c’è uno che su Twitter leggo sempre molto “schierato” in difesa di chi, in questo periodo di crisi, soffre di più è proprio lui. Ed è sempre lui quello che non perde occasione per ricordare al mondo l’esistenza dell’Unicef. A volte l’ho trovato anche più estremista di me. Il che è tutto dire come sapete bene.
Il fatto è che, in questa storia, nessuno si è posto il vero problema che Bolle, in modo forse un po’ maldestro, ha sollevato. Siamo onesti: i clochard sono un argomento scomodo per chiunque, soprattutto per chi, vedi le varie amministrazioni comunali, devono trovare loro un posto. Se ci fate caso in un periodo come questo, così freddo, siamo bombardati da spot in cui ci mostrano come i volontari e le varie organizzazioni si occupino degli ultimi. Salvo, poi, trovarli ovunque.
I casi sono due: o i clochard sono molto di più di quelli che noi crediamo oppure gli spot che ci vengono proposti mostrano solo pochi fortunati che riescono ad accedere a tali servizi. Con questo non voglio dire che sono solo finzione, voglio però dire che i servizi sono scarsi. E, soprattutto, sono servizi che si basano in gran parte sul volontariato. Cioè sulla disponibilità economica e umana di persone che aiutano gli altri gratis. Non mi nascondo dietro a un dito, come non dovrebbe nascondersi chi ha attaccato Bolle in queste ore: io per queste persone ho sempre fatto poco o niente, al massimo ho dato loro qualche coperta o vecchio vestito. Anzi: quando, negli anni di volontariato, mi sono trovata in contatto con uno di loro ho sempre avuto molte difficoltà di dialogo perché, fortuna mia, ho sempre vissuto in un pianeta diverso dal loro.
Nelle polemiche del pomeriggio ho notato che molti si sono dimostrati indignati, ma nessuno ha mostrato un’umanità “vera” considerandoli singole persone. Tutti hanno difeso la categoria, o meglio hanno attaccato la persona senza difendere nessuno, senza considerare le singole individualità. Alla fine ho visto solo tanta cattiveria mascherata di buonismo.  Anche un po’ di “sano” razzismo omofobo, perché quello ci sta sempre bene.
Ma, vedete, almeno secondo me, siamo sempre lì: nella giornata della memoria si ricordano le vittime della shoah, salvo poi non fare nulla per prevenire, e oggi ci si indigna per parole forse esagerate, ma non si fa assolutamente nulla per aiutare davvero chi ha bisogno. È il buonismo imperante che maschera l’ipocrisia di chi “sta sempre con la ragione e mai col torto.”
Nel pomeriggio sono arrivati i tweet di spiegazione e di chiarimento, come da copione, giusto perché ormai la domenica sta finendo e ci si deve svegliare.
Alla fine “qualcuno” ha messo questo link per spiegare cosa sta facendo il comune di Napoli: http://multimediale.comune.napoli.it/index.php?n=2501 indovinate chi …
Insomma: molto rumore per nulla, come sempre. Per i clochard non cambierà nulla.

2 commenti:

  1. uhm io mi chiedo: ...ma se i sdf (SenzaDimoraFissa) non fossero stati sulla strada di Bolle, qualcuno si sarebbe accorto di loro?
    In questi casi ho sempre paura che ci sia qualcuno (i giornalisti) che invece della luna guardi il dito ...
    che in fondo è così comodo.

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  2. Ecco, Pier, hai sintetizzato perfettamente il mio pensiero: i SDF hanno avuto diritto di cronaca solo per essersi trovati sulla strada di un personaggio famoso e per poco tempo.

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