sabato 22 dicembre 2012

La risposta di una donna a Bruno Volpe e a Pontifex


A volte, probabilmente a causa di una forma di premestruo natalizio, mi trovo a leggere l’editoriale che un certo (come posso definirlo? Bigotto può andare?) Bruno Volpe scrive sul noto blog estremista cattolico Pontifex. Per farvi capire di chi sto parlando, Bruno Volpe è quello che ha sostenuto che gli incendi che hanno devastato la Liguria un anno fa sono stati causati dall’ironia di Crozza, e che il palco crollato prima di un concerto di Jovanotti (musicista notoriamente satanista …) sia stato dovuto alla pubblicità che questi avrebbe fatto all’uso del preservativo. Uno, insomma, che riuscirebbe a farsi dare del retrogrado anche da un qualunque talebano di passaggio.
La sua ultima uscita, però, mi ha dato più fastidio del solito, perché è così oscurantista da diventare, secondo me, pericolosa.
Ci tengo a precisare che rispondo a quest’uomo nell’unico luogo in cui mi è possibile farlo gratuitamente: non ho trovato un account su nessun social network, e cercare di commentare semplicemente l’articolo, beh … credo che mi costerebbe troppo. Insomma: non è uno che cerca il confronto.
Ora vi posto esattamente l’articolo e vi metto anche il link così potrete entrare serenamente (!) nella testa di questo editorialista leggendo altre perle e capire perché non è possibile avere un dialogo gratuito.




Proseguiamo nella nostra analisi su quel fenomeno che i soliti tromboni di giornali e Tv chiamano "femminicidio". Aspettiamo risposte su come definire gli aborti: stragi? Notoriamente, l'aborto lo decide la donna in combutta col marito e sono molti di più dei cosiddetti femminicidi. Una stampa fanatica e deviata, attribuisce all'uomo che non accetterebbe la separazione, questa spinta alla violenza. In alcuni casi, questa diagnosi può anche essere vera. Tuttavia, non è serio che qualche psichiatra esprima giudizi, a priori e dalla Tv, senza aver esaminato personalmente i soggetti interessati. Non sarebbe il caso di analizzare episodio per episodio, senza generalizzare e seriamente, anche per evitare l'odio nei confronti dei mariti e degli uomini? Domandiamoci. Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti e che il cervello sia partito? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell'arroganza, ...
... si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni esistenti.
Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici e da portare in lavanderia, eccetera... Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (FORMA DI VIOLENZA DA CONDANNARE E PUNIRE CON FERMEZZA), spesso le responsabilità sono condivise.
Quante volte vediamo ragazze e anche signore mature circolare per la strada in vestiti provocanti e succinti?
Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre, nei cinema, eccetera?
Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e se poi si arriva anche alla violenza o all'abuso sessuale (lo ribadiamo: roba da mascalzoni), facciano un sano esame di coscienza: "forse questo ce lo siamo cercate anche noi"?
Basterebbe, per esempio, proibire o limitare ai negozi di lingerie femminile di esporre la loro mercanzia per la via pubblica per attutire certi impulsi; proibire l'immonda pornografia; proibire gli spot televisivi erotici, anche in primo pomeriggio. Ma questa società malata di pornografia ed esibizionismo, davanti al commercio, proprio non ne vuol sapere: così le donne diventano libertine e gli uomini, già esauriti, talvolta esagerano.
Bruno Volpe”

Ad una provocazione del genere avevo già risposto a suo tempo in questo articolo:
in quella circostanza non mi ero soffermata tanto sulle parole, quanto sul concetto espresso proprio perché speravo che fossero travisate. Questa volta, però, non mi posso esimere. Non ce la faccio proprio.
Signor Volpe: mi rivolgerò direttamente a lei.

Già dal titolo si capisce il punto di vista: l’uomo è quello sano, che quindi esclude di costruire un rapporto con le donne su cui usa violenza, sono loro che devono fare da sole autocritica ed è meglio che questa sia sana, e cioè che vada bene a lei signor Volpe. Complimenti: se poi un giorno mi volesse spiegare dove trova l’arroganza per dire a qualcuno che lei mai sarà, vale a dire una donna, a cosa deve pensare, ne farò tesoro.
Proseguiamo nella nostra analisi su quel fenomeno che i soliti tromboni di giornali e Tv chiamano "femminicidio". Aspettiamo risposte su come definire gli aborti: stragi? Notoriamente, l'aborto lo decide la donna in combutta col marito e sono molti di più dei cosiddetti femminicidi
A parte il fatto che “femminicidio” è un termine italiano (e si riferisce alle violenze che vengono perpetrate dagli uomini ai danni delle donne in quanto tali, ossia in quanto appartenenti al genere femminile. Il femminicidio comprende inoltre tutti quei casi di omicidio in cui una donna viene uccisa da un uomo per motivi relativi alla sua identità di genere. La fonte è Wikipedia, non ho certo dovuto scomodare l’Accademia della Crusca per trovarlo.) quindi non capisco perché dare del trombone a chi, semplicemente, utilizza il termine corretto, ma cosa centrano nello specifico gli aborti? Siamo ancora al vecchio sistema Shopenhariano di cambiare argomento per cercare di avere ragione. Comunque, in risposta alla sua domanda: no, non li definiamo così perché sono una cosa diversa. E non centra nulla la sua morale o la mia: è la lingua italiana a darne definizioni diverse. Poi, scusi, ma chi le ha detto che viene deciso dalla donna in combutta col marito? Sa che, molto spesso i padri naturali non sanno niente anche perché, in una percentuale spaventosamente alta di casi, sono proprio degli stupratori? È andato a informarsi presso qualche casa di accoglienza prima di sparare questa stupidaggine? Notoriamente a chi?
Una stampa fanatica e deviata, attribuisce all'uomo che non accetterebbe la separazione, questa spinta alla violenza. In alcuni casi, questa diagnosi può anche essere vera. Tuttavia, non è serio che qualche psichiatra esprima giudizi, a priori e dalla Tv, senza aver esaminato personalmente i soggetti interessati. Non sarebbe il caso di analizzare episodio per episodio, senza generalizzare e seriamente, anche per evitare l'odio nei confronti dei mariti e degli uomini? Domandiamoci
Ecco: sul fatto che non si dovrebbe generalizzare sarei anche d’accordo con lei, peccato che lei si sia smentito proprio nel capoverso precedente citando donne che “abortiscono in combutta con i mariti”, come se milioni di scelte compiute quotidianamente nel mondo fossero attribuibili solo a questa esigua minoranza. Sembra quasi che lei si renda conto della pochezza degli argomenti e cerchi di distogliere l’attenzione da essi. Esattamente come teorizzato, appunto dal già citato Shopenhauer nella sua Arte di Avere Ragione. Conclude, quindi, il capoverso con un “domandiamoci” che è un termine del tutto sbagliato, perché avrebbe dovuto scrivere “domandatevi”, visto che lei non si pone alcuna domanda in questo articolo, non ha alcun dubbio, ma si limita a giudicare.
Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti e che il cervello sia partito? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell'arroganza, ...
... si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni esistenti.
Se permette: qui c’è già un immenso, errore storico. Gli uomini non sono impazziti, sono sempre stati pazzi, hanno sempre picchiato donne sottomesse. Quello che lei non capisce (o meglio: quello che lei capisce benissimo, ma che non accetta) è che le donne non sono più sottomesse, non ci stanno più a lasciarsi brutalizzare e si ribellano. Lei scambia l’istinto di sopravvivenza con l’arroganza. Sono sincera: queste sue parole sono di una gravità estrema e mi fanno paura, mi auguro che lei non abbia una moglie.
Per quanto riguarda, poi, l’autosufficienza: forse non si è accorto che le donne sono auto (o non-auto) sufficienti quanto gli uomini. Nella sua morbosa attenzione per l’apparato genitale non presta attenzione al fatto che non è una vagina o un pene a determinare l’autosufficienza di una persona, ma un organo che sta un po’ più in alto e si chiama cervello.
Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici e da portare in lavanderia, eccetera... Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (FORMA DI VIOLENZA DA CONDANNARE E PUNIRE CON FERMEZZA), spesso le responsabilità sono condivise.
Oserei dire che lei non sta molto né con i bambini né con donne che hanno subito violenza. Dico questo perché, se lo facesse, non scriverebbe certo una corbelleria del genere. Intanto perché, al giorno d’oggi, una delle tante colpe che vengono addossate alle mamme moderne è di essere troppo protettive nei confronti dei figli e di non permettere loro di crescere immischiandosi nel rapporto con gli insegnanti, proteggendoli da punizioni sacrosante e non preparandoli alla vita vera, rendendoli più facilmente vittime di bulli e bulletti. In secondo luogo perché una donna che subisce violenza domestica non trascura nulla della casa terrorizzata com’è dal non essere all’altezza del marito. Ha mai letto una statistica? Sa che, in genere, non è nelle case descritte da lei che avvengono le violenze di cui parla, ma  nelle così dette famiglie perfette? Evidentemente lei non sa nulla di psicologia della donna violentata, e può stare certo che io lo dico da un punto di vista meno distante. Purtroppo per me, aggiungerei.
Quante volte vediamo ragazze e anche signore mature circolare per la strada in vestiti provocanti e succinti?
Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre, nei cinema, eccetera?
Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e se poi si arriva anche alla violenza o all'abuso sessuale (lo ribadiamo: roba da mascalzoni), facciano un sano esame di coscienza: "forse questo ce lo siamo cercate anche noi"?
Mi scusi, ma lei crede davvero che una donna che va in giro vestita in un certo modo sia così facilmente preda? No perché io non mi sono mai vestita in modo sexy in vita mia, non sono mai stata minimamente attraente, eppure ho subito. Quindi, come me lo spiega? Poi, non ho capito: lei tradisce quotidianamente sul luogo di lavoro la moglie? Non si rende conto che le cose si fanno in due? Cioè: se una donna tradisce il marito, magari c’è un marito che tradisce la moglie. Sa che anche gli uomini “potrebbero farne a meno”? Mi sa spiegare perché tra le righe leggo una giustificazione agli istinti peggiori degli uomini e non a quelli delle donne? Allora è vero che noi donne siamo superiori, ma non spiego, quindi, come mai non dovremmo essere autosufficienti. In questo suo pseudo ragionamento c’è un numero così grande di contraddizioni che sta facendo impazzire anche Shopenhauer. Mi preme, però, informarla che le contraddizioni non si annullano a vicenda, rendono solo un discorso maschilista che adotta due pesi e due misure sotto una maschera di buonismo.
Basterebbe, per esempio, proibire o limitare ai negozi di lingerie femminile di esporre la loro mercanzia per la via pubblica per attutire certi impulsi; proibire l'immonda pornografia; proibire gli spot televisivi erotici, anche in primo pomeriggio. Ma questa società malata di pornografia ed esibizionismo, davanti al commercio, proprio non ne vuol sapere: così le donne diventano libertine e gli uomini, già esauriti, talvolta esagerano.
Questo direi che è una chiosa di una comicità impareggiabile. Ora le spiego perché: secondo lei un uomo cammina per strada e vede un manichino con addosso delle mutande e poi vede una bella donna in minigonna ha diritto di violentarla perché il poverino è vittima di questa società malata e pornografica e la donna non è altro che una libertina quindi, se non esagera, non è colpa sua, ma di qualcun altro. Sì, perché solo talvolta si esagera.
Intanto mi preme farle notare che, proprio all’interno del blog pieno di pubblicità nel quale lei scrive ho trovato questo:

io, però, sono una donna sana e, nonostante la presenza di Brad Pitt alla TV, non sono uscita di casa a violentare l’unico uomo che passava per strada. Ora se lei, da bambino, fantasticava guardando la scollatura della maestra e girava con i finti occhialetti a raggi  X non può farne una colpa alla commessa del negozio sotto casa, non le pare? Poi vorrei svelarle un paio di segreti: nel primo pomeriggio, in genere, la gente lavora, oppure va in palestra a tradire il consorte, e non guarda la tv, quindi non so da dove le vengano queste convinzioni; e le posso garantire che, pure avendo la tv satellitare, la pornografia, nell’accezzione ITALIANA del termine (lo specifico perché mi sembra che lei faccia un uso piuttosto utilitaristico della lingua) deve essere proprio cercata, non è così facilmente fruibile come lei vuol fare credere. La sua esperienza è quantomeno sospetta per un uomo così di chiesa.
Infine pongo l’accento sul suo finto condannare: non me la racconta, signor Volpe. Sono le sue stesse parole a smentirla. Lei esprime il tipico pensiero violento dell’uomo che picchia la moglie per il suo bene. Non so se lei sia sposato o meno, ma esprime proprio quella mentalità lì. Il suo condannare è soltanto un modo ipocrita di mettere le mani avanti per non essere accusato di quello di cui la sto proprio accusando io. Avevo già avuto modo di avvertire la sua violenta mancanza di empatia nel giudicare ed ora ne ho la conferma: lei sta nascondendo dietro la fede solo rabbia e cattiveria. Non si metta su un piedistallo: lei è solo la settima miliardesima parte dell’umanità e non è certo la migliore.
Come ho già chiesto una volta: dire a una donna che ha subito violenza che se l’è cercata è un modo per farle ancora violenza, e allora a lei chi da il diritto di violentare ancora?

lunedì 3 dicembre 2012

Povero Sallusti ...



Ricapitoliamo, poi ditemi se ho capito bene oppure no, perché mi scappa una domanda troppo banale.
Il direttore di un giornale pubblica un articolo scritto da un ex giornalista radiato dall'albo. Questo articolo è palesemente falso e diffamatorio e sia l'autore che il direttore ne sono a conoscenza. Per i motivi di cui sopra l'ex giornalista non può firmare l'articolo e il direttore decide di pubblicarlo, e quindi avvallarlo sotto la sua responsabilità, tenendo come firma uno pseudonimo.
Poiché in Italia esiste una legge che distingue la libertà di stampa dalla diffamazione e per quest'ultima prevede una condanna che arriva anche alla reclusione, il direttore di questo giornale, vene inquisito.
Chiariamo un dettaglio: viene inquisito perché rifiuta di dire il nome del vero autore dell'articolo; cosa, questa, abbastanza ovvia dato che rischierebbe, anche lui, diverse grane con l'albo, perché non può pubblicare un articolo del genere sapendo che chi lo ha scritto non è un giornalista, e che c'è un evidente dolo in tutta questa manovra. Nota a margine: l'ex giornalista adesso, poverino, fa il parlamentare e quindi gode dell'immunità. In parole povere viviamo in un Paese in cui un uomo viene giudicato non sufficientemente onesto per fare il giornalista, ma abbastanza per fare il parlamentare. Tutto questo mi sembra abbastanza esplicativo della situazione che viviamo.
Ma procediamo con la mia storia. Il direttore, dopo un regolare processo, viene condannato, ma, poiché i magistrati sono dei bruti, la pena viene commutata con gli arresti domiciliari. In effetti, io lo capisco e credo che la condanna sia troppo gravosa: deve continuare a vivere con la sua compagna (una nota NON parlamentare di plastica la cui preparazione è inversamente proporzionale alla sua arroganza) e ai loro domestici. Poiché la pena è troppo severa (secondo questo direttore di giornale) decide di fare una mossa dimostrativa evadendo per andare nella sede del suo quotidiano. Arrestato "come se fosse un delinquente" (faccio notare che è stato colto in flagranza di reato, quindi non lo definirei esattamente uno stinco di santo) viene ri-processato per direttissima (tanto paghiamo noi) e condannato agli arresti domiciliari dove potrà, comunque, continuare a usare il telefono e internet. Non so se mi spiego, ma lui avrà la possibilità di reiterare il reato ascrittogli perché, poverino, se no come fa a difendere la libertà di diffamazione.
Ora la mia domanda è questa: ma solo io vedo l'ingiustizia nel trattare quest'uomo come un martire? Solo io mi sento offesa dal pensiero che una legge, ovviamente fatta coi piedi, ideata per salvare questo pseudo giornalista potrebbe danneggiare il mio blog (che non vale niente e non lo legge nessuno, ma è mio e ci sono affezionata)?