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mercoledì 30 novembre 2011

Un giorno speciale


Questo racconto ha circa 11 anni: lo scrissi insieme al mio nipotino il giorno che scoprimmo che avrebbe avuto una cuginetta. Siccome oggi quel nipotino compie 15 anni e “mi mangia in testa” da un pezzo ho deciso di pubblicarlo, giusto per ricordare che sono stata giovane anch’io …

Accidenti che giornata strana ho avuto! Non credevo che potesse capitare proprio a me… adesso vi racconto…
Nonostante già da qualche giorno sia a testa in giù, la mamma non se ne preoccupa e fa ancora quello che vuole: io ho cercato di spiegarglielo, ma non sembra che sia molto interessata al mio stato…
Oggi ero in un posto che la mamma chiama “supermercato” dove la sento, o forse dovrei dire sentivo?, sempre brontolare per i prezzi troppo alti e la qualità dei prodotti scarsa, anche se non so che cosa siano né i prezzi né la qualità …
Ad un certo punto ho sentito come una specie di onda e tutto è precipitato. La mamma si è chinata su se stessa, ha chiesto scusa a qualcuno che era lì con noi e siamo corsi in bagno… io intanto ero in una situazione strana sempre così a testa in giù, e l’acqua, la mia acqua, quella caldina caldina e che mi aveva tenuto compagnia per tanto tempo, se ne andava: scendeva giù verso il basso in un buco che ho scoperto solo oggi. Ed anch’io scendevo! Cercavo di aggrapparmi, ma non ci riuscivo. Accidenti che paura! Intanto mamma urlava: - Jack, Jack! Vai a prendere la macchina è ora!- Io, intanto pensavo: Ma ora per cosa? Forse lei sa qualcosa che io non so?! Jack (che credo sia uno importante nella mia vita, ma non ho ancora capito a cosa serva, so solo che c’è sempre) è arrivato subito ed ha chiesto se mamma stava male, lei gli ha risposto un po’ male secondo me, ma io ero troppo agitato per farle sapere il mio parere:- No, accidenti, non ancora! Ma presto sì… mi si sono rotte le acque! Vai a prendere la macchina ed andiamo che stavolta dovrebbe essere una cosa rapida!-
Jack è andato a prendere la macchina, un affare che fa rumore, su cui mamma assume una posizione scomoda e che serve ad andare forte, traffico permettendo come dice mamma, e siamo andati in un posto che Jack chiama ospedale e che non so a cosa serva. Mentre andavo là, Jack ha usato uno strano strumento che serve per parlare con le persone che sono distanti e ha detto ad una signora che si chiama Nonna di andare a prendere Carolina e Walter a scuola perché stava arrivando il fratellino. Adesso io non so chi siano questi Carolina e Walter, ma so che chiamano la mia mamma Mamma e sono sempre con noi: a me non sono molto simpatici perché intanto la mamma è la mia e non capisco questi che cosa vogliano e poi perché a volte le salgono in braccio, schiacciandomi, e fanno domande per niente gentili su questo nuovo fratellino che dovrebbe arrivare, ora io non so chi sia costui, ma so che non mi piace, non cercherà anche lui di prendersi la mia mamma?.
Quando siamo arrivati all’ospedale dei signori, di cui non ho avevo mai sentito la voce, ci hanno fatto stendere e finalmente anch’io mi sono sentito un po’ comodo e rassicurato, mamma mi teneva la mano sulla testa e mi diceva delle cosa gentili.
Poi le cose sono precipitate: l’acqua è andata via tutta e le pareti ormai asciutte si stringevano ed allargavano sempre più velocemente spingendomi verso quel buco. Ho avuto una gran paura! Intanto Jack le era vicino, ne sentivo la voce, e le diceva di farsi forza, che sarebbe durato poco e che finalmente avrebbero visto che faccia aveva il loro nuovo piccolino. Ma cosa voleva dire? Intanto il buco si allargava ed io mi ci avvicinavo sempre più come se mamma mi volesse scacciare …
Ma perché ha fatto così? Non stavamo forse bene noi due? È vero che a volte qualcosa non  funzionava:  se mi sedevo su un cuscino comodo lei cominciava a fare pipì e, una volta l’ha fatta pure senza sedersi, oppure c’erano dei cibi che non mi piacevano glieli rendevo e lei li metteva fuori, ma queste cose possono capitare no? Invece lei niente: mi ha buttato fuori urlando pure!
Il suo buttarmi fuori di casa è durato un po’, molti hanno detto poco, anche perché ormai ero il terzo, ma a me è sembrato un’eternità.
Improvvisamente sono passato dal buco.
È stato… davvero strano.
Era freddo e c’era un sacco di gente: gli odori erano strani e mi hanno coperto con qualcosa di ruvido. Ho cercato di esprimere la mia opinione, non che credessi che qualcuno mi ascoltasse, e, cosa ancor più incredibile, ho fatto anch’io un sacco di rumore! Poi mi hanno tagliato quel tubo che era legato al mio pancino, senza preoccuparsi del fatto che mi servisse. Mi hanno messo dell’acqua diversa e mi hanno dato nelle braccia di una signora tutta bagnata. Lei mi ha preso con tanta gentilezza e mi ha detto- ma che bel faccino che hai tesoro mio!- così ho scoperto dalla voce che era la mia mamma. Jack era di fianco alla mamma e mi ha fatto un sacco di luce in faccia. Dopo sono arrivati anche Carolina e Walter, sono come mamma e Jack, ma più piccoli ed hanno detto che era arrivato il loro fratellino. Non sono sicuro, ma penso di essere io, a questo punto, il loro fratellino. Mamma ha una cosa fantastica che io non ho: sopra il pancino ha due cose strane che vengono in fuori morbide, morbide, e che, in cima, hanno due cosi più ruvidi e scuri. Non so perché, ma ho voluto avvicinarmi e prenderne in bocca uno: è stato magnifico! Ho cominciato a tirare ed uscito un liquido strano che aveva il sapore della pappa che la mamma mi dava prima che uscissi dal buco.
È stato un giorno davvero strano e faticoso: una giornataccia insomma. Non credevo che sarebbe successo anche a me, ma adesso faccio parte di un mondo tutto nuovo che prima non sapevo che esistesse, ne facevamo parte solo io e mamma. Adesso invece c’è un sacco di altra gente: insomma non lo credevo, ma oggi io sono nato.

domenica 9 ottobre 2011

Milena la Murena


Tutti gli anni la stessa storia. Con l’arrivo della stagione dell’acqua calda arrivano anche loro. A volte mi trovo a sperare che il mare rimanga freddo per non doverli sopportare. È inutile, è più forte di me: io i terresti non li sopporto proprio. Sono creature inutili. Non sanno come ci si comporta in un ambiente civile, non hanno un briciolo di educazione e di rispetto.
Tutte le volte è così: li sento arrivare con quelle specie di conchiglie enormi che emettono un rumore assordante e creano un sacco di bolle, come se la cosa non fosse di alcun disturbo per noi, e quindi si tuffano. Guardare la loro mancanza di stile e di grazie mi fa rigirare le pinne.
I terrestri non sanno neanche nuotare bene: al posto delle pinne hanno delle lunghe protuberanze a cui attaccano delle cose strane simili alle zampe palmate dei volatili di colori assurdi (i terrestri hanno sempre colori assurdi) e che iniziano a muovere in varie direzioni in modo scomposto. Nessuno sa come funzionano quelle strane zampe perché se le mettono solo in acqua. Alcuni miei conoscenti mi hanno assicurato di aver visto che quando tornano a riva se le tolgono. Devo dire che io sono abbastanza lontana dai bassi fondi della riva e qui i terrestri arrivano solo con le protuberanze e le conchiglie.
E poi bisognerebbe discutere del loro comportamento. Anche quando non sono pericolosi, perché bisogna dirlo a chiare lettere: i terrestri sono dei predatori ferocissimi, riescono ad essere sempre e comunque inopportuni.
Intanto bisogna spiegare che queste creature si dividono in tre categorie: quelli che arrivano giù con il fucile ed ogni tanto devono riemergere (e sono quelli più pericolosi), quelli che ti guardano dall’alto (ma io di questi ne ho visti davvero pochi) e quelli che scendono e ti vengono a spiare e basta. Alcuni di questi hanno anche una strana roba addosso nella schiena che fa emettere loro tante bolle (sempre quelle odiose bolle). Devo dire che quelli che fanno le bolle riemergono molto meno di quelli che non fanno quasi bolle. Con gli anni sono giunta alla conclusione che fare le bolle serva loro per sopperire alla mancanza delle branchie. Sì perché bisogna dire dei terrestri che sono pure sprovvisti di branchie, ma che, nonostante questo handicap, continuano a venire a rompere le pinne a noi creature che del mare ne siamo i legittimi abitanti. Vorrei vedere se anche noi cominciassimo a salire a terra e a comportarci come si comportano loro con noi!
Ne ho visti alcuni che sparavano, dico sparavano, ad un mio cugino non si sa bene per quale motivo. Lui non aveva fatto niente di male: era uscito dalla mia tana dopo una visita di cortesia e LORO si sono permessi di fare una cosa del genere. Fortunatamente non l’hanno preso e sono dovuti tornare in superficie, ma per noi è stato davvero un brutto colpo, voglio dire: abbiamo sfiorato la tragedia!
Anche quelli che non ci sparano addosso non sono poi così simpatici. Loro, magari,si sentono buoni e bravi solo perché non ci fanno del male fisico, ma sono così maleducati! Arrivano con dei cilindri che emettono una luce fortissima e spiano nelle nostre tane come se a noi dovesse fare piacere! Ma io dico!!! Ma che modi!!! Io mi permetto forse di andare in casa loro a guardare dappertutto? Ma qualcuno si è mai preso la briga di chiedere il permesso?
A me è capitato un paio di volte: una volta ero in casa, ma stavo uscendo, e loro hanno sparato la luce dentro facendomi rintanare anche di più per la paura. E loro che hanno continuato come se niente fosse a illuminare la mia tana cercando, credo,di farmi uscire. Come se io fossi nata ieri e cascassi facilmente in quei loro trucchetti idioti. Un’altra volta, invece, ero fuori, stavo rientrando e me li sono trovati davanti alla mia tana che sparavano dentro la luce. Fortunatamente non avevo nulla di valore in casa, perché quelli, nella loro ignoranza, sono capaci di distruggere qualunque cosa, e mi sono nascosta tra le poseidonie sperando di passare inosservata. Speranza vana: mi hanno puntato la luce contro e mi hanno seguito con lo sguardo fino a quando non sono andata a nascondermi nell’anfratto più nascosto della mia tana.
A Otto, il polpo che abita sul fondale sotto di me, hanno addirittura tolto il tetto dalla tana! E pensare che lui ci aveva messo almeno due giorni per costruire la sua tana in quel modo e doveva ancora finire di arredarla! Era proprio depresso, la sua sola consolazione è stata che non si gli hanno fatto del male. Perché i terrestri sono capaci di arrivare qui, distruggerti la tana e quindi cercare di ucciderti. E se provi a difenderti ti senti pure dire che sei un animale pericoloso! Perché loro cosa sono allora?
Io posso anche capire che la terra non sia bella come il mare e che anche loro sentano la necessità di godere un po’ delle nostre meraviglie, ma faccio presente che nessuno di noi è salito in superficie a guardare il loro modo di vivere. Tutti quelli che sono saliti l’hanno fatto a causa loro e quasi nessuno è più tornato. E di quei pochi nessuno è tornato sano. Nella migliore delle ipotesi i superstiti alla terra arrivano che sono impazziti, ma non hanno problemi fisici. Altrimenti tornano feriti anche fisicamente, e spesso di questa esperienza ci muoiono. Dicono che la terra sia un posto orribile dove non è possibile respirare e solo se si è  molto fortunati si sopravvive.
Io credo che sarebbe ora che noi creature del mare, di fronte a questo scempio, iniziassimo a ribellarci e a imporre maggiore educazione e rispetto nei nostri confronti.