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venerdì 17 maggio 2013

Salviamo Maggio Danza!

 
La chiusura del corpo di ballo del Maggio Fiorentino mi mette molta tristezza e mi fa riflettere sulla situazione di crisi culturale che questa società sta vivendo.
Per descrivere la situazione mi vengono in mente le parole di una poesia dalle controverse origini e attribuita a Martin Niemöller. Perdonate la parafrasi.
 
 
Prima vennero ...
 
Prima di tutto chiusero i corpi di ballo
e fui contento, perché  il balletto non mi piaceva.
Poi chiusero i programmi TV culturali
e stetti zitto, perché mi annoiavano.
Poi chiusero i musei,
e fui sollevato, perché con la cultura non si mangia.
Poi chiusero le scuole d'arte,
e io non dissi niente, perché non ero un artista.
Un giorno chiusero la mia fonte di sostentamento,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
 
Per chi non vuole che sia così:
 
http://www.thepetitionsite.com/328/899/674/salva-il-maggio-musicale-fiorentino-a-firenze-save-the-maggio-musicale-fiorentino-in-florence-italy/

domenica 17 marzo 2013

Habemus Papam

Il post che segue è stato scritto di getto e non riletto, mi scuso per la poca chiarezza e la scarsa qualità, ma mi piaceva così, con questa spontaneità.

Caro Francesco,
mi permetto di darti del Tu e di chiamarti semplicemente Francesco perché vedo che stai cercando di essere il più vicino possibile a noi comuni mortali e allora ne approfitto per portarti al mio livello. Perdonami, ma mi viene più facile così.
Pensando al tuo insediamento non può non venirmi in mente la prima scena di quel famoso film di Nanni Moretti Habemus Papam. Chissà perché non mi è venuto in mente al momento della rinuncia del tuo predecessore, ma mi è venuto in mente mercoledì. Ma io sono strana, si sa.


Da persona lontana mille miglia dalla Chiesa, e, lo confesso senza problema alcuno, allontanata ancor di più dal tuo predecessore di cui ho apprezzato solo il gesto delle dimissioni, vorrei farti qualche piccola richiesta, di quelle che, ne sono certa,ne riceverai a centinaia ogni giorno.
Vorrei che tu aiutassi il mio Paese ad essere davvero indipendente dal tuo. Perché noi viviamo in uno stato che è laico solo sulla carta. Il tuo compito è di occuparti delle anime, perciò, lascia che i corpi siano liberi. Liberi di scegliere se finire la propria vita, se cominciarla, se essere o no nel giusto. Ci hanno lasciato il libero arbitrio giusto? E allora, per favore, continua ad esprimere le tue opinioni, che sono certamente più strutturate e intelligenti delle mie, ma ricorda ai miei governanti che non devono seguire sempre e comunque le tue idee perché non li hai votati tu.
Vorrei che il tuo impegno per i poveri fosse reale: non serve aumentare le mense della Caritas, la vera vittoria sarebbe che queste mense chiudessero per mancanza di utenza. Apprezzo la fine dell’era delle scarpe Prada e delle croci d’oro, e ti auguro di non limitarti all’apparenza.
Vorrei che il nome che porti ispirasse i fedeli ad una maggior consapevolezza ecologica, magari cominciando da una PapaMobile a impatto zero. Oppure rinunciando all’uso dell’elicottero per compiere un tragitto di 25 km.
Vorrei, come donna, non sentire ancora frasi del tipo “sono le donne a meritarsi le violenze perché traggono in tentazione gli stupratori”. Frasi che si sono sentite dire troppo spesso negli ultimi tempi da uomini di chiesa e che non sono mai stati ripresi da nessuno per queste parole. Sai, Francesco, sono una donna e non mi piace sapere che non sono sicura e che nessuno mi difenderà.
Vorrei che tu non perdessi troppo tempo a condannare l’amore, ma l’odio che l’amore suscita. Amare qualcuno non ha mai fatto male a nessuno, e allora vorrei che i miei amici non dovessero sentirsi come noi donne, di cui ti ho detto poco fa. Sembra una piccola cosa: io posso anche capire che non si può dare il valore di sacramento all’amore, ma non riesco proprio a capire come possa questo amore fare del male a chi non lo vive. A causa dell’invidia forse?
Vorrei vederti camminare non solo tra i credenti nel cattolicesimo, ma, a maggior ragione, camminare tra chi non crede in quello in cui credi tu per ascoltare davvero e creare il dialogo.
Infine vorrei che il continente da cui provieni facesse i conti con il suo passato, non nascondendo e proteggendo ancora tiranni, processandoli e andare finalmente avanti.
Caro Francesco, sono solo poche parole, scritte da chi non va a messa la domenica con la consapevolezza che tu non le leggerai mai, ma spero che arrivino anche alla testa di qualcuno che in te crede.

martedì 29 maggio 2012

Terremoto in Emilia


Da emiliana, anche se non abito nella zona colpita dal sisma, mi sento anch'io parte della gente della Bassa che in questi giorni soffre tanto.
Non voglio scrivere troppo su questo terremoto, sapete bene quando odio certe forme retoriche e poi non sono capace di esprimere sentimenti quando questi sono troppo profondi.
In questi giorni ho sentito alcuni giornalisti dire che "questa cultura è stata spazzata via" o che "della povera Emilia ormai restano solo le macerie".
È a questi pseudo-informatori che vorrei replicare: la nostra è una cultura millenaria, sopravvissuta alle guerre, alle alluvioni, agli attacchi terroristici, e non sarà un terremoto a distruggerci. Perché, se esiste qualcosa di più duro del diamante, quella è proprio la volontà emiliana di rimettersi in gioco e di ricominciare. E poi, noi siamo una comunità vera di quelle che nascono prima di essere istituzionalizzate.
Prima intervistavano una signora di un paese duramente colpito che avrebbe dovuto inaugurare un negozio nuovo tra tre settimane proprio nella zona rossa del suo paese. Non ha versato una lacrima, non ha fatto alcuna scenata, si è limitata a dire: "eh, certo, adesso c'è un bel po' da fare: io devo inaugurare il negozio tra tre settimane, ho preso un impegno, mica posso annullare tutto. Qualcosa mi devo inventare..." Quando prendiamo un impegno non esiste terremoto che può farci desistere.
Noi siamo fatti così, abbiamo la testa dura e un orgoglio quasi feroce: chiedete al papato, gli abbiamo costruito una chiesa rivolta dal lato opposto rispetto a San Pietro solo per fargli dispetto, e, in quella chiesa, ci abbiamo pure dipinto Maometto che brucia all'inferno.
Siamo fatti così: piegati e spezzati, forse, dominati mai. Non c'è mai riuscito nessuno. Non ci riusciranno  le parole stupide di un cronista che deve riempire un tempo predeterminato. Non ci riuscirà neppure questo terremoto.


mercoledì 25 aprile 2012

Il 25 aprile che non si deve smerciare

Oggi è un giorno che ricordo quasi sempre impreziosito da un tiepido sole a illuminare momenti speciali.
Una volta mia madre mi ha raccontato che fu proprio durante l'ingresso degli americani in città che vide per la prima volta un uomo di colore. Spesso ho immaginato quella bambina piccola che, in una giornata di sole, vedeva i carri armati entrare da Porta Maggiore, perché gli eserciti vincitori sono sempre entrati da lì percorrendo Strada Maggiore, fino alle Torri, fino alla Piazza; e che guardava la sua vita finalmente cambiare. Basta allarmi anti aerei, basta rifugi, basta nuove macerie; d'ora in poi un mondo più tranquillo in cui crescere e ricostruire. Me la immagino con un vestitino bianco e un fiore in una mano, sorridente in braccio alla sua mamma, fare "ciao con la manina". La immagino in prima fila davanti al soldato di colore che le sorride con quel suo sorriso dai denti bianchissimi e le dona una tavoletta di cioccolato. Non credo che le cose siano andate come le immagino io, ma non ha molta importanza, quello che importa è che quello fu un Giorno Storico di quelli con la maiuscola una volta tanto.
Non voglio imbottirvi con la retorica o parlarvi dei Morti Per La Libertà perché sapete bene come la penso su queste cose: credo che sia molto più utile non ricordare un nome o una faccia, ma applicare nel quotidiano il loro insegnamento piuttosto che commemorarli un giorno all'anno salvo poi sbattersene delle loro gesta per il resto del tempo. Credo inoltre che i Morti Per La Libertà siano molti di più di quanto non ne calcoliamo, perché anche quelli che morirono di fame, di freddo o di malattia durante gli anni della guerra sono, per me, Morti Per La Libertà.
Quello che mi ha colpito oggi è che mi ha spinto a scrivere è stato sapere che alcune catene di supermercati  (tra cui alcune COOP) oggi resteranno aperte. Mi ha fatto male, mi ha dato fastidio.
Oggi è un giorno di festa in cui dobbiamo ricordare e pensare alla nostra Storia, dobbiamo riappropriarci del Nostro Passato. È un giorno che dovrebbe servire per riconoscere le nostre radici e mettere le basi per il nostro futuro. Pensando allo scempio dei negozi aperti mi sono venute in mente le parole di Indro Montanelli:   Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente. 
So che quello che sto dicendo può sembrare contraddittorio, ma non è così: non sto invocando alle grandi celebrazioni, e non sto dicendo che in questo giorno dovrebbe trionfare la Retorica su tutto. Sto dicendo che in questo giorno dovremmo studiare, o almeno ripassare, la nostra storia, per comportarci di conseguenza durante l'anno.
Se lasciamo i negozi aperti, se accettiamo che questo giorno diventi, come gli altri, un giorno buono per fare shopping, lo svuotiamo del proprio significato. Abbiamo tutti bisogno di qualche momento per riflettere e questo giorno dovrebbe essere un buon momento per farlo. Abbiamo tutti bisogno di valori, condivisibili o meno, e non è giusto deprezzare sistematicamente quei momenti che a questi valori ci riportano. Non possiamo svilire tutta la nostra storia solo perché abbiamo bisogno di un paio di scarpe nuove da mettere al compleanno di un amico.
So che qualcuno può ribattere: "non è che solo perché ne approfitto per comprare un paio di scarpe non ricordo l'importanza del giorno". No, infatti, ma bisogna ampliare lo spettro del pensiero ad una visione meno personalistica: i commessi che oggi lavoreranno che ricordo avranno di questo giorno? Poi, dopo i negozi, cominceranno anche gli altri esercizi professionali ad approfittare di questo giorno per aumentare gli incassi e presto, molto presto, questo giorno  verrà considerato un giorno come un altro un cui solo i bambini fanno festa rimanendo a casa da scuola. Se non fermiamo la spirale da subito perderemo anche questo giorno. Forse esagero, ma forse è meglio esagerare che trovarsi a  dire "che senso ha pagare il 25 aprile come festività non goduta che tanto ormai lavorano tutti? Non si potrebbe levare e basta?"
Io conosco solo un modo per evitare questo e ve lo propongo: per oggi si può serenamente evitare lo shopping (tanto c'è crisi, mancano i soldi, e allora a cosa serve?). Lasciamo i negozi aperti vuoti, facciamo che questo giorno di apertura straordinaria sia un flop clamoroso, un giorno totalmente in perdita e l'anno prossimo qualcuno ci penserà due volte prima di cercare di "violentare" la memoria.

venerdì 4 novembre 2011

Alluvione in Liguria

EMERGENZA GENOVA
Il numero verde per emergenza a Genova è 800 177 797
Chiedono inoltre a chi ha ancora internet e corrente di aprire il WIFI a tutti.

giovedì 27 ottobre 2011

Il Savina Caylyn è ancora lì...

Avevo promesso un aggiornamento che, purtroppo, è questo:  "Aiutateci, ci stanno torturando. Stiamo morendo, aiutateci", lo ha detto Antonio Verrecchia, direttore di macchine, descrivendo le terribili condizioni in cui sono costretti a vivere gli ostaggi, qualche giorno fa alla trasmissione Chi L'ha Visto di Rai3. 
Le condizioni sono ancora più dure per gli altri marittimi italiani che sono stati trasferiti sulla terraferma e che rischiano di essere usati come scudi umani quando vengono avvistati militari in pattugliamento. 
Naturalmente, da parte del nostro Ministro degli esteri ancora niente ... 


Non dimentichiamoli!!!

domenica 2 ottobre 2011

Alla ricerca di ospitalità


Inoltro questa piccola richiesta fatta da una mia amica. Chiunque potesse esserle di aiuto si faccia vivo che vi metterò in contatto. 
Potete contattarmi nei commenti qui sotto oppure alla mia mail personale: veliarizzolibenfenati@hotmail.it
Grazie a tutti!!!

Siamo un gruppo di genitori di ragazzi affetti da AUTISMO e stiamo cercando di organizzare week end e soggiorni per loro. Cerchiamo strutture religiose, case per ferie, o ospitalità che non siano troppo costose visto che dobbiamo pagare anche la presenza e l'ospitalità per gli assistenti. Ogni suggerimento o idea sarà graditissima. ♥

sabato 24 settembre 2011

Aiutiamo l'equipaggio del Savina Caylyn!!!


Oggi sono qui a chiedere sostegno a tutti per aiutare le 22 persone che fanno parte della petroliera chiamata Savina Caylyn:

Giuseppe Lubrano Lavadera,
comandante di Procida,  
Eugenio Bon,
primo ufficiale di coperta di Trieste
Antonio Verrecchia,
direttore di macchine di Gaeta
Crescenzo Guardascione ,
terzo ufficiale di coperta di Procida 
Gian Maria Cesaro,
allievo di coperta di Piano di Sorrento
Modak Mudassir Murad, 
Secondo Ufficiale di coperta, indiano di Chiplun;
Puranik Rahul Arun, 
Primo ufficiale di macchina, indiano di Mumbay;
Nair Hari Chandrasekharan, 
Secondo ufficiale di macchina, indiano di Kottayam, Kerala;
Balakrishnan Bijesjh
Terzo ufficiale di macchina, indiano di Nambrathukara;
Kalu Ram, 
Elettricista, indiano di Patauda Guragaon;
Kamalia Jentilal Kala, 
Nostromo, indiano di Navabandar J.;
Tamboo Ahmed Hussein, 
Pumpman (addetto alle pompe) indiano di Kondivare;
Nantumuchchu Gurunadha Rao, 
primo marinaio scelto, indiano di Visakhapatnam;
Solanki Jitendrakumar Govind, 
secondo marinaio scelto, indiano di Ghoghla G.;
Nevrekar Asgar Ibrahim, 
terzo marinaio scelto, indiano di Chiplun R.;
Fernandes Prinson, 
primo marinaio, indiano di Margao Goa;
Fazil Sheik, 
secondo marinaio, indiano di Keekan Kerala;
Rabbani Ghulam, 
montatore, indiano di Ballia Up;
Palav Ganesh Babaji, 
Oiler (addetto alla lubrificazione macchine), indiano di Mumbai
Mulla Abrar Abdul Qadir, 
Wiper (addetto alla pulizia macchine), indiano di Deorukh;
Cardozo Pascoal Michael, 
Capo Cuoco, indiano di Guirdolim Goa;
Jetwa Denji Keshav, 
Aiuto cuoco, cameriere, indiano di Mumbai.

Questi uomini sono ostaggio dei pirati somali dal 8 febbraio scorso. Da allora ci sono 22 famiglie che vivono l’angoscia.
So che ormai questa è una notizia vecchia, ma è bene che si sappia che la situazione sta precipitando ed il tempo rimasto è davvero poco.  Da otto mesi le trattative del Ministero degli Esteri per le vie diplomatiche e di intelligence procedono, ma piuttosto lentamente, il 20 settembre il Sottosegretario Alfredo Mantica ha dichiarato che il governo sta facendo tutto quello che può, ma che sarebbe l’armatore, il cav. Luigi D’Amato, in quanto proprietario della nave e del carico, ad essere l’attore principale della vicenda. I pirati somali avrebbero chiesto un riscatto da 14 milioni di dollari e il governo avrebbe imposto il silenzio stampa, silenzio che ormai inizia ad apparire come sinonimo di disinteresse.
Intanto dalla sede della Compagnia Fratelli D’Amato di Napoli, fanno sapere ai famigliari dei membri dell’equipaggio in sit in che “stanno lavorando”, ma senza aggiungere altro.
Anche se i pirati somali hanno dichiarato di non avere intenzione di fare del male ai prigionieri, le condizioni di salute non sono delle migliori e i tutti sono molto stanchi di una situazione che si protrae da troppo tempo, al punto che nei giorni scorsi è arrivata una telefonata da parte del comandante alla moglie di cui vi riporto le parole:  «Per l’amor di Dio, aiutateti a non morire. Cara Nunzia dillo a tutti: all’armatore e alla Farnesina. Se entro una settimana non si chiude la trattativa, qui a bordo inizieranno le torture sistematiche di tutti i membri dell’equipaggio. Con conseguenze tragiche. Questi ci preannunciano che ci ammazzeranno ad uno ad uno. Santo Iddio, perché? Che male abbiamo fatto per non essere aiutati? Siamo persone che sono andate a guadagnarsi il pane onestamente in un tipo di lavoro duro, pieno di sacrifici, sul mare».
Le sue sono domande giuste a cui il nostro governo deve dare una risposta quanto prima perché non possiamo lasciarli da soli, non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa tragedia. È necessario squarciare questo muro di silenzio perché le istituzioni non li abbandonino, e se a nulla sono valse finora le manifestazioni di piazza (cinquemila persone in corteo a Procida che gridavano “Liberi subito!”) o le proteste davanti a Palazzo Chigi a Roma dobbiamo comunque cercare di far sentire all’equipaggio del Savina Caylyn e alle loro famiglie che non sono abbandonati e che vogliamo che le autorità s’impegnino maggiormente e che questo non significa necessariamente intraprendere una azione che si traduca in favoreggiamento della pirateria.
Io credo che sarete tutti con me in questa campagna. Naturalmente vi terrò aggiornati non appena ci saranno notizie nuove. Sperando che siano solo due parole: “sono liberi.”


martedì 2 agosto 2011

Operazione trasparenza

Vi propongo il link a cui potete firmare on line l'appello di Amnesty International per chiedere l'introduzione del reato di tortura in Itala.

http://www.amnesty.it/italia_polizia_operazione_trasparenza

domenica 26 giugno 2011

Se non siete gli indifferenti...

Il 26 giugno si celebra la Giornata Mondiale Contro la Tortura.
Essa è stata istituita qualche anno fa seguito dell’adozione da parte delle Nazioni Unite (10 dicembre 1984 ed entrata in vigore il 26 giugno 1987) della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti inumani o degradanti.
Le Nazioni Unite definiscono la tortura in questi termini:
“il termine ‘tortura’ designa qualsiasi atto con il quale sono inflitti a una persona dolore o sofferenze acute, fisiche o psichiche, segnatamente al fine di ottenere da questa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che ella o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimidirla od esercitare pressioni su di lei o di intimidire od esercitare pressioni su una terza persona, o per qualunque altro motivo basato su una qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o tali sofferenze siano inflitti da un funzionario pubblico o da qualsiasi altra persona che agisca a titolo ufficiale, o sotto sua istigazione, oppure con il suo consenso espresso o tacito. Tale termine non si estende al dolore o alle sofferenze derivanti unicamente da sanzioni legittime, ad esse inerenti o da esse provocate.”

Sebbene possa sembrare assurdo, l’Italia, che ha ratificato la Convenzione il 12 gennaio 1989, non ha ancora inserito nel Codice Penale la definizione specifica del reato di tortura.  Nei giorni scorsi (era il 15 giugno) il portavoce per l’Italia di Amnesty International Riccardo Nuory presentando il rapporto annuale per l’Italia al Senato ha lanciato nuovamente l’allarme: “Da 23 anni ci viene detto che ci si sta lavorando e poi all’Upr si risponde che è giuridicamente difficile sostenerlo, perché è una fattispecie già coperta da altri articoli”. In pratica, il nostro Parlamento ha risposto sostenendo che il reato di tortura sarebbe già coperto da altri reati primo fra tutti quello di maltrattamenti.
Come se la tortura fosse assimilabile ai maltrattamenti.

Vi prego: se pensate che tortura e maltrattamenti sono la stessa cosa proseguite nella lettura, perché dovete sapere che non è così. La tortura è un’altra roba.

L’obiettivo ultimo della tortura non è la morte della vittima, ma il suo annientamento come essere umano, l’annullamento della sua personalità, dignità, individualità. Non è un caso se le conseguenze psicologiche e sociali sono ben più profonde e difficili da cancellare di quelle psichiche. La tortura uccide la persona lasciando in vita l’individuo.
Ma c’è di più: ogni atto di tortura viene svolto seguendo un protocollo.
In essa nulla è lasciato al caso.
Esistono specifiche tabelle che qualche medico ha stilato, specifiche figure professionali che hanno subito un addestramento ad hoc e specifici oggetti che qualcuno ha progettato e costruito. Vi rendete conto di quello che leggete? Cioè: vi rendete conto che vi sto dicendo che esistono medici a questo mondo che studiano il modo perfetto per annientare una persona? Capite che sto dicendo che esistono corsi professionali specifici per istruire persone a demolire psico-fisicamente altre persone? Che ogni singolo torturatore viene addestrato a compiere un determinato lavoro? Che impara a non provare alcuna empatia nei confronti delle sue vittime? Sapete che i torturatori rivestono vari ruoli come fossero attori di una pantomima per perseguire i propri fini?
Esistono moltissimi metodi di tortura ognuno dei quali ha una sua funzione specifica ed una sua applicazione: si va dalle percosse alle scosse elettriche, dallo stupro all’annegamento simulato, dalle bruciature alle fratture varie e via dicendo … Negli ultimi decenni, anche la tortura è stata oggetto di un processo di evoluzione per “non lasciare tracce fisiche” ( o se preferite “non far male”) in  modo da rendere meno semplici da individuare le prove sui corpi delle vittime: in questo contesto rientrano le tecniche di privazione del sonno, simulazioni di esecuzioni, minacce varie, imposizione di ascoltare musica assordante, deprivazioni sensoriali di vario tipo eccetera …

Pensate poi a chi guadagna in modo lecito grazie a tutto questo perché intorno alla produzione e alla commercializzazione di strumenti di tortura c’è un business molto fiorente di cui il nostro paese può vantare uno dei suoi tanti picchi di eccellenza.

Provate un certo senso di nausea? Non avvertite un certo schifo di fronte a tutto questo?

Adesso riflettiamo su un altro punto: chi sono le potenziali vittime di tortura? Ebbene, la risposta è veramente agghiacciante: potremmo essere tutti. Perché la tortura moderna non si applica più solo all’oppositore politico, ma anche al sindacalista, al piccolo criminale o al cittadino qualunque. Ci sono categorie di persone (bel termine vero? “categorie di persone”, ci rendiamo conto dell’orrore di categorizzare vero?) che sono più a rischio di altri: in primo luogo coloro che denunciano, perché contrastano la colpevole omertà che alla tortura si accompagna, e quindi i più inermi, donne e bambini, ma anche emarginati a vario titolo, minoranze etniche, omosessuali e chiunque si possa trovare nel fatidico posto sbagliato nel momento sbagliato.
Nessuno è al sicuro.

La tortura, poi, si nutre e si riproduce in modo più rapido e feroce di quanto non immaginiamo: l’omertà e l’impunità che l’accompagnano fanno sì che non ci sia alcuna possibilità di giustizia per chi da essa è stato dilaniato rendendo inutili tutti gli sforzi di chi la combatte. E ricordate sempre che l’odio ha un solo figlio che si chiama ancora odio. In alcuni paesi di guerra, ad ogni ribaltamento di fronte i torturati diventano torturatori in un vortice inarrestabile.
Inserire il reato specifico di tortura nel nostro ordinamento è fondamentale. Solo con questa definizione presente sarà possibile perseguire non solo chi esegue la tortura (e adesso non voglio tediarvi con casi specifici italiani, mi basta fare qualche nome: il caso dei pestaggi alla scuola Diaz nel 2001, Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi, situazioni considerate dagli osservatori internazionali degne di essere ascrivibili a tale reato), ma anche chi la ordina, stila i protocolli di tortura, chi si macchia della colpa dell’omertà, chi da questa pratica ne ricava un business.

Ed ora, alla fine, torno proprio al titolo del mio articolo: se vi ho messo una piccolissima pulce nell’orecchio, se in un qualche modo vi ho provocato una piccola reazione di rigetto a tutto questo, in poche parole, se non siete gli indifferenti; non potete andare avanti facendo finta di niente. E se vi state chiedendo cosa potete fare, io una prima risposta ve la posso dare: informatevi e informate. Perché tutti sappiano quale occasione abbiamo perso nei giorni scorsi. Perché quando l’anno prossimo si celebrerà ancora questa giornata, alla sola idea che l’Italia non abbia ancora preso i giusti provvedimenti ci siano milioni di persone a protestare. Perché se si vuole sconfiggere la tortura si può partire soltanto dallo smantellamento dell’ignoranza e dell’omertà che la circonda. Io sono solo uno pseudonimo, ma voi siete persone, non individui. 

domenica 15 maggio 2011

A.A.A. CERCASI IDEE

Aiuto. In questo momento ho la testa completamente vuota manco mi fossi sottoposta a una cura intensiva di Grande Fratello. Cerco idee. Conto su di voi. Grazie!!!
P.S. Se, eventualmente, siete poveri di idee, ma avete un cospicuo conto in banca, accetto anche assegni, bonifici e affini...

lunedì 25 aprile 2011

PICCOLO SPAZIO PUBBLICITA'

Da domenica 10 a sabato 30 aprile 2011, sarà possibile sostenere Soleterre donando 2 euro con un SMS solidale al numero 45505 da inviare tramite il cellulare personale da qualunque gestore telefonico o chiamando da rete fissa.

http://www.soleterre.org/notizie-sociali/scheda_news.asp?IDNews=424

C'è tanto bisogno dell'aiuto di tutti!!!