lunedì 14 novembre 2011

Revisionismo parte IV: Dama delle Camelie (dedicato a RO)


Come tutti sanno i figli d’arte sono sempre una pallida ripetizione del talento genitoriale; e posso dirlo con una certa cognizione di causa essendo anch’io una figlia d’arte. Alessandro Dumas è stato il grande autore di romanzi come Il Conte di Montecristo o i Tre Moschettieri. Ma Alessandro Dumas è stato anche uno che ha avuto il cattivo gusto di riprodursi e di dare al figlio il proprio nome. Siccome mi piace essere chiara d’ora in poi chiamerò Piersandro lo scrittore di cui voglio parlare.
Come ho detto Alessandro Dumas ha scritto delle pietre miliari nella storia della letteratura francese, ma non ha scritto La Signora delle Camelie che è un romanzo scritto da un figlio d’arte.
Piersandro Dumas ha letto forse un libro in vita sua oltre a quelli di scritti dall’ingombrante padre, Manon Lescaut, e ha pensato a scrivere una storia che ne fosse una pallida (e fortunatamente più breve) ricostruzione, pensate che imita l’abate Prevost al punto da scrivere il racconto come testimone delle memorie del protagonista. Non ho mai capito per quale motivo gente così interessante che racconta storie degne di essere raccontate incontrino sempre gli altri. Insomma, avete idea di che fortuna hanno? Io mi devo sbattere per inventare una storia, mentre LORO (gli altri appunto) possono godere dei diritti d’autore a costo zero, senza fatica.
Procediamo con la trama: Margherita, così come Manon, è una cara ragazza di sani principi morali che fa quello che al giorno d’oggi si chiama “carriera”. Lei, però, non ha il cervello delle donzelle moderne che spennano il vecchio bavoso viagra - dipendente di turno e muore poverissima. Pensate che finisce con il mettere tutti i propri beni all’asta, in un epoca in cui non si sa ancora cosa sia lo spread, e non cerca neanche di costruire ponti a caso o gallerie ferroviarie (va be’ la battuta sulla galleria, visto di chi parliamo, potevo risparmiarla). Trovo di buon gusto il fatto che, sin dalle prime righe, ci assicurino che non è possibile una DAMA 2 (la vendetta) perché la protagonista muore più o meno quando leggiamo le parole CAPITOLO 1.
Come tutti i bimbiminkia che si rispettino, Piersandro vuole farci credere che ha una vita interessante, invece passa le sue giornate a giocare a Farmville, e ci informa che lui, quella donna che tanto dovrebbe incuriosirci, l’ha conosciuta davvero. E, già da questo, si coglie una certa, come si può dire … , “ingenuità”, che fa sospettare che il ragazzo (Piersandro appunto) di donzelle ne abbia viste poche. A dimostrazione di quanto sostengo, cito testualmente:
“Margherita assisteva a tutte le prime rappresentazioni e trascorreva le sue serate al teatro o ai balli. Ogni volta che si rappresentava una commedia nuova si era sicuri di vederla, con tre cose che non la abbandonavano mai e che occupavano sempre il parapetto del suo palco di prima fila: il binocolo, il sacchetto dei dolci e il mazzo di camelie.
Per venticinque giorni al mese le camelie erano bianche, mentre per cinque erano rosse; non si è mai conosciuta la ragione di quel mutamento di colore, che io riferisco senza saperlo spiegare e che gli assidui dei teatri ai quali essa andava più frequentemente e i suoi amici avevano notato come me.”
Cioè, non so se si capisce, ma … Piersandro, te lo devo spiegare io??? Ti sei mai preoccupato di sapere se, IN QUEI GIORNI (quelli in cui le camelie erano rosse), la nostra eroina era anche più nervosa? Oppure se sentiva l’irrefrenabile impulso di fare paracadutismo, come citava una pubblicità di un po’ di tempo fa? La risposta a queste domande potrebbe aprirti parecchi nuovi orizzonti sai? Secondo me troveresti la risposta al perché di quelle camelie rosse …
Va be’, sto divagando: infondo Piersandro non fa praticamente nulla per tutto il tempo a parte mettere il VERO protagonista, Armand, nel lettino dello psicoanalista e, abusando di una professione che non gli compete, ascoltarlo.
Quindi la vera storia è tra Armand e Margherite: basta fare copia-incolla da quanto scritto per Manon e il gioco è fatto. Con una piccola variante: un padre stracciamaroni.  Io credo fermamente che l’amico Piersandro abbia volutamente messo questa imponente figura per spiegarci molte cose sui suoi problemi di famiglia.
Procediamo: Armand è un nulla facente che se ne va a teatro dove incontra una giovane donna, Margherita, probabilmente durante uno dei venti giorni con le camelie bianche, di cui si prende un’imbarcata paurosa.
C’è un piccolo problema:, anzi due: la ragazza ha una pessima salute e vive mantenuta da un vecchio duca, viagra – dipendente che la spaccia per una povera ragazza in difficoltà che, costretta a vivere al di sopra delle proprie disponibilità, è sempre in bolletta e perciò ha bisogno di un vitalizio (sempre agli altri queste fortune, mentre io mi devo spaccare la schiena 12 ore al giorno … bah!!!). Le malelingue sostengono che il duca la spacci per la nipote di un famoso capo di stato estero, ma non penso sia giusto dare adito a queste voci. Piccola nota a margine: nessuno ha mai controllato la misura dei tacchi del duca.
Il giovane, come tutti gli stalker che si rispettino, inizia ad assillarla anche quando la ragazza vuole rimanere sola (Arma’ che te lo devo dire che una persona normale non vuole compagnia mentre fa l’areosol??) fino a quando non riesce a farsela dare. C’è da dire che la ragazza è abbastanza generosa e fornisce la sua materia di pregio (nei giorni di camelie bianche) con un forte sconto. Aggiungerei che la ragazza si deve liberare anche del cretino della situazione: un odioso spasimante che neanche con un assegno in bianco riesce a farsela dare. Io sospetto che al cretino puzzi l’alito, ma non ho mai avuto la possibilità di approfondire.
Poiché il duca è un tipo generoso, Margherita va a passare le ferie lontano da Parigi. Poiché il duca è anche un po’ coglione, paga, a sua insaputa, anche l’appartamento per lo stalker. E dire che un duca intelligente e come si deve dovrebbe farsi pagare la casa a propria insaputa e non il contrario. Infatti quando lo scopre ci rimane un po’ male. Margherita, che è un tipo poco moderno e poco furbo, invece di negare tutto e di accusare una qualche forma di magistratura deviata cosa fa? Rinuncia al ricco, lasciandolo per lo stalker. E non mi da neanche il suo contatto Facebook! Da questo punto in poi sappiate che Margherita perde completamente la mia stima. Non ci si comporta così. Aggiungeteci anche che lo stalker studia legge, la vita sarebbe molto più semplice per tutti e tre, basterebbe mettersi d’accordo.
A questo punto della storia ecco che Piersandro ci spiega quanto suo padre gli abbia sgretolato le olive. Metaforicamente parlando naturalmente. Infatti il padre dello stalker, il signor Duval (ho detto DuVal, non DuBal!!!) interviene spiegando alla donzella che non è bello che il figlio se la faccia con una così (meglio una Maria Goretti insomma, sai mai che poi si riproduca facendo un Pierpiersandro, che magari si mette a scrivere pure lui e stiamo freschi). E lei cosa fa? Va forse da Barbara D’Urso a spiegarle la situazione diventando così una star della tv? NO, lei lascia Armand senza dirgli niente. Una deficiente a mio modesto parere.
Anche a parere di Armand direi. Che infatti trova una rapida consolazione ormonale: appena ne trova un’altra che gliela da lui non ci pensa due volte. Del resto è un uomo e si sa che gli uomini hanno dei problemi idraulici. Soprattutto a vent’anni.
Il finale ve l’ho già raccontato all’inizio quindi l’amico Piersandro ci toglie anche il gusto per la sorpresa. Niente di più. Una cosa inutile insomma.

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