Come tutti sanno i figli d’arte sono
sempre una pallida ripetizione del talento genitoriale; e posso dirlo con una
certa cognizione di causa essendo anch’io una figlia d’arte. Alessandro Dumas è
stato il grande autore di romanzi come Il Conte di Montecristo o i Tre Moschettieri.
Ma Alessandro Dumas è stato anche uno che ha avuto il cattivo gusto di
riprodursi e di dare al figlio il proprio nome. Siccome mi piace essere chiara
d’ora in poi chiamerò Piersandro lo scrittore di cui voglio parlare.
Come ho detto Alessandro Dumas ha
scritto delle pietre miliari nella storia della letteratura francese, ma non ha
scritto La Signora delle Camelie che è un romanzo scritto da un figlio d’arte.
Piersandro Dumas ha letto forse un libro
in vita sua oltre a quelli di scritti dall’ingombrante padre, Manon Lescaut, e
ha pensato a scrivere una storia che ne fosse una pallida (e fortunatamente più
breve) ricostruzione, pensate che imita l’abate Prevost al punto da scrivere il
racconto come testimone delle memorie del protagonista. Non ho mai capito per
quale motivo gente così interessante che racconta storie degne di essere
raccontate incontrino sempre gli altri. Insomma, avete idea di che fortuna
hanno? Io mi devo sbattere per inventare una storia, mentre LORO (gli altri
appunto) possono godere dei diritti d’autore a costo zero, senza fatica.
Procediamo con la trama: Margherita,
così come Manon, è una cara ragazza di sani principi morali che fa quello che
al giorno d’oggi si chiama “carriera”. Lei, però, non ha il cervello delle
donzelle moderne che spennano il vecchio bavoso viagra - dipendente di turno e
muore poverissima. Pensate che finisce con il mettere tutti i propri beni all’asta,
in un epoca in cui non si sa ancora cosa sia lo spread, e non cerca neanche di
costruire ponti a caso o gallerie ferroviarie (va be’ la battuta sulla
galleria, visto di chi parliamo, potevo risparmiarla). Trovo di buon gusto il fatto
che, sin dalle prime righe, ci assicurino che non è possibile una DAMA 2 (la
vendetta) perché la protagonista muore più o meno quando leggiamo le parole CAPITOLO 1.
Come tutti i bimbiminkia che si
rispettino, Piersandro vuole farci credere che ha una vita interessante, invece
passa le sue giornate a giocare a Farmville, e ci informa che lui, quella donna
che tanto dovrebbe incuriosirci, l’ha conosciuta davvero. E, già da questo, si
coglie una certa, come si può dire … , “ingenuità”, che fa sospettare che il
ragazzo (Piersandro appunto) di donzelle ne abbia viste poche. A dimostrazione di
quanto sostengo, cito testualmente:
“Margherita assisteva a tutte le
prime rappresentazioni e trascorreva le sue serate al teatro o ai balli. Ogni
volta che si rappresentava una commedia nuova si era sicuri di vederla, con tre
cose che non la abbandonavano mai e che occupavano sempre il parapetto del suo
palco di prima fila: il binocolo, il sacchetto dei dolci e il mazzo di camelie.
Per venticinque giorni al mese le
camelie erano bianche, mentre per cinque erano rosse; non si è mai conosciuta
la ragione di quel mutamento di colore, che io riferisco senza saperlo spiegare
e che gli assidui dei teatri ai quali essa andava più frequentemente e i suoi
amici avevano notato come me.”
Cioè, non so se si capisce, ma …
Piersandro, te lo devo spiegare io??? Ti sei mai preoccupato di sapere se, IN
QUEI GIORNI (quelli in cui le camelie erano rosse), la nostra eroina era anche
più nervosa? Oppure se sentiva l’irrefrenabile impulso di fare paracadutismo,
come citava una pubblicità di un po’ di tempo fa? La risposta a queste domande
potrebbe aprirti parecchi nuovi orizzonti sai? Secondo me troveresti la
risposta al perché di quelle camelie rosse …
Va be’, sto divagando: infondo
Piersandro non fa praticamente nulla per tutto il tempo a parte mettere il VERO
protagonista, Armand, nel lettino dello psicoanalista e, abusando di una
professione che non gli compete, ascoltarlo.
Quindi la vera storia è tra Armand e
Margherite: basta fare copia-incolla da quanto scritto per Manon e il gioco è
fatto. Con una piccola variante: un padre stracciamaroni. Io credo fermamente che l’amico Piersandro
abbia volutamente messo questa imponente figura per spiegarci molte cose sui
suoi problemi di famiglia.
Procediamo: Armand è un nulla facente
che se ne va a teatro dove incontra una giovane donna, Margherita, probabilmente
durante uno dei venti giorni con le camelie bianche, di cui si prende un’imbarcata
paurosa.
C’è un piccolo problema:, anzi due:
la ragazza ha una pessima salute e vive mantenuta da un vecchio duca, viagra – dipendente
che la spaccia per una povera ragazza in difficoltà che, costretta a vivere al
di sopra delle proprie disponibilità, è sempre in bolletta e perciò ha bisogno
di un vitalizio (sempre agli altri queste fortune, mentre io mi devo spaccare
la schiena 12 ore al giorno … bah!!!). Le malelingue sostengono che il duca la
spacci per la nipote di un famoso capo di stato estero, ma non penso sia giusto
dare adito a queste voci. Piccola nota a margine: nessuno ha mai controllato la
misura dei tacchi del duca.
Il giovane, come tutti gli stalker
che si rispettino, inizia ad assillarla anche quando la ragazza vuole rimanere
sola (Arma’ che te lo devo dire che una persona normale non vuole compagnia
mentre fa l’areosol??) fino a quando non riesce a farsela dare. C’è da dire che
la ragazza è abbastanza generosa e fornisce la sua materia di pregio (nei
giorni di camelie bianche) con un forte sconto. Aggiungerei che la ragazza si
deve liberare anche del cretino della situazione: un odioso spasimante che
neanche con un assegno in bianco riesce a farsela dare. Io sospetto che al cretino
puzzi l’alito, ma non ho mai avuto la possibilità di approfondire.
Poiché il duca è un tipo generoso,
Margherita va a passare le ferie lontano da Parigi. Poiché il duca è anche un
po’ coglione, paga, a sua insaputa, anche l’appartamento per lo stalker. E dire
che un duca intelligente e come si deve dovrebbe farsi pagare la casa a propria
insaputa e non il contrario. Infatti quando lo scopre ci rimane un po’ male.
Margherita, che è un tipo poco moderno e poco furbo, invece di negare tutto e
di accusare una qualche forma di magistratura deviata cosa fa? Rinuncia al
ricco, lasciandolo per lo stalker. E non mi da neanche il suo contatto
Facebook! Da questo punto in poi sappiate che Margherita perde completamente la
mia stima. Non ci si comporta così. Aggiungeteci anche che lo stalker studia
legge, la vita sarebbe molto più semplice per tutti e tre, basterebbe mettersi
d’accordo.
A questo punto della storia ecco che
Piersandro ci spiega quanto suo padre gli abbia sgretolato le olive. Metaforicamente
parlando naturalmente. Infatti il padre dello stalker, il signor Duval (ho detto
DuVal, non DuBal!!!) interviene spiegando alla donzella che non è bello che il
figlio se la faccia con una così (meglio una Maria Goretti insomma, sai mai che
poi si riproduca facendo un Pierpiersandro, che magari si mette a scrivere pure
lui e stiamo freschi). E lei cosa fa? Va forse da Barbara D’Urso a spiegarle la
situazione diventando così una star della tv? NO, lei lascia Armand senza
dirgli niente. Una deficiente a mio modesto parere.
Anche a parere di Armand direi. Che infatti
trova una rapida consolazione ormonale: appena ne trova un’altra che gliela da lui
non ci pensa due volte. Del resto è un uomo e si sa che gli uomini hanno dei
problemi idraulici. Soprattutto a vent’anni.
Il finale ve l’ho già raccontato all’inizio
quindi l’amico Piersandro ci toglie anche il gusto per la sorpresa. Niente di
più. Una cosa inutile insomma.
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