Quando si affronta una storia così
conosciuta come quella di Cenerentola, l’aspetto più interessante non è la trama in sé, ma il
modo in cui essa viene raccontata. Dalla letteratura alla cinematografia,
passando per la prosa e la danza, Cenerentola è stata: un racconto storico, una
fiaba ricca di magia, una storia drammatica, un balletto classico in cui
mostrare il virtuosismo ora dell’uno, ora dell’altro artista.
La versione che in questi giorni il
Balletto di Milano, sulle musiche di Rossini, porta in scena presenta alcune
caratteristiche veramente interessanti. Giorgio Madia, con la sua coreografia,
ci riporta agli anni d’oro della commedia musicale americana e la famiglia
tutta al femminile protagonista della vicenda diventa una famiglia borghese con
capigliature alla Jackie Kennedy e salotti in carta da parati floreale. E come
una commedia di quegli anni è priva di tutto l’appesantimento psicosociale o
drammatico di cui spesso è stata caricata la storia.
Il risultato è degno di nota: scevra
di riflessi auto commiserativi in cui riconoscersi, ci si trova di fronte a una
storia spumeggiante in cui sorridere, se non addirittura ridere, con ballerini
capaci sia nei pezzi d’assieme, che negli assoli, che nella pantomima. Priva di
divertissement o di virtuosismi che, in questo contesto avrebbero solo
appesantito un balletto di questo tipo (ecco: i 32 fouettés in punta della
Legnani sarebbero stati del tutto inutili in questa coreografia, benché
rimangano una perla nella storia della danza), e tutto ballato senza le
famigerate punte, ecco che ci viene restituita una Cinderella adatta ad un
pubblico di tutte le età e di tutte le estrazioni culturali.
A tal proposito noterei anche come
molto positiva la scelta dell’elemento centrale: la scarpetta, che non è più di
cristallo, o di vetro, o d’oro, ma è una scarpetta rosa da punta, quel tipo,
cioè, di scarpetta che si richiama al balletto classico accademico, facendone,
così, anche un piccolo tributo.
Le scenografie, anche se
apparentemente semplici, hanno un qualcosa di geniale nella loro immediatezza:
in particolare il momento in cui Cinderella va al ballo in carrozza è un
piccolo gioiello di inventiva e fantasia.
Il corpo di ballo si presenta
festoso, allegro come si conviene a una storia che nulla ha, né vuole avere, di
drammatico, rendendoci partecipi di una festa. Spazia anche in vari contesti
all’interno del balletto mostrando sempre quella freschezza che non lo fa mai
venire a noia.
Le sorellastre e la matrigna sono
interpretati da tre ballerini che, nel loro essere e rimanere maschi, non danno
mai quell’aspetto esageratamente burlesco che diventa, alla lunga, pesante.
Soprattutto nei momenti di pantomima rendono, con il loro modo di fare, tre
personaggi quasi realistici facendo apparire le “donzelle” più come tre
campagnole a cui il denaro non ha dato la classe, piuttosto che tre travestiti.
Per quanto riguarda i primi ballerini
una menzione particolare va proprio a Cinderella che riesce ad essere romantica
e al tempo stesso simpatica proprio come la protagonista di una commedia
musicale senza mai trascendere nel vittimismo che tanto si adatterebbe al
personaggio.
Il Principe è bello e pulito, riesce
a rendere l’idea di essere “il principe” senza oscurare il resto della
compagnia, carico, anche lui come tutti, di un’allegria contagiosa.
Tutto questo per un ora e quaranta,
scarso, di spettacolo che ti porta al divertimento puro, che di questi tempi
non guasta.
Uno spettacolo che consiglio e, per
chi volesse prendermi in parola, potrà ritrovare anche nelle seguenti date:
dal
2 al 6 novembre a Bologna
il
9 novembre a Carpi di Modena
3
e 4 dicembre a Novara
il
6 dicembre a Poggibonsi
il
22 dicembre ad Ivrea
il
9 gennaio a Pesaro
il
20 gennaio a Biella
e
dal 24 al 29 al Parioli di Roma.
Nessun commento:
Posta un commento