mercoledì 2 novembre 2011

Cinderella in danza


Quando si affronta una storia così conosciuta come quella di Cenerentola, l’aspetto  più interessante non è la trama in sé, ma il modo in cui essa viene raccontata. Dalla letteratura alla cinematografia, passando per la prosa e la danza, Cenerentola è stata: un racconto storico, una fiaba ricca di magia, una storia drammatica, un balletto classico in cui mostrare il virtuosismo ora dell’uno, ora dell’altro artista.
La versione che in questi giorni il Balletto di Milano, sulle musiche di Rossini, porta in scena presenta alcune caratteristiche veramente interessanti. Giorgio Madia, con la sua coreografia, ci riporta agli anni d’oro della commedia musicale americana e la famiglia tutta al femminile protagonista della vicenda diventa una famiglia borghese con capigliature alla Jackie Kennedy e salotti in carta da parati floreale. E come una commedia di quegli anni è priva di tutto l’appesantimento psicosociale o drammatico di cui spesso è stata caricata la storia.
Il risultato è degno di nota: scevra di riflessi auto commiserativi in cui riconoscersi, ci si trova di fronte a una storia spumeggiante in cui sorridere, se non addirittura ridere, con ballerini capaci sia nei pezzi d’assieme, che negli assoli, che nella pantomima. Priva di divertissement o di virtuosismi che, in questo contesto avrebbero solo appesantito un balletto di questo tipo (ecco: i 32 fouettés in punta della Legnani sarebbero stati del tutto inutili in questa coreografia, benché rimangano una perla nella storia della danza), e tutto ballato senza le famigerate punte, ecco che ci viene restituita una Cinderella adatta ad un pubblico di tutte le età e di tutte le estrazioni culturali.
A tal proposito noterei anche come molto positiva la scelta dell’elemento centrale: la scarpetta, che non è più di cristallo, o di vetro, o d’oro, ma è una scarpetta rosa da punta, quel tipo, cioè, di scarpetta che si richiama al balletto classico accademico, facendone, così, anche un piccolo tributo.
Le scenografie, anche se apparentemente semplici, hanno un qualcosa di geniale nella loro immediatezza: in particolare il momento in cui Cinderella va al ballo in carrozza è un piccolo gioiello di inventiva e fantasia.
Il corpo di ballo si presenta festoso, allegro come si conviene a una storia che nulla ha, né vuole avere, di drammatico, rendendoci partecipi di una festa. Spazia anche in vari contesti all’interno del balletto mostrando sempre quella freschezza che non lo fa mai venire a noia.
Le sorellastre e la matrigna sono interpretati da tre ballerini che, nel loro essere e rimanere maschi, non danno mai quell’aspetto esageratamente burlesco che diventa, alla lunga, pesante. Soprattutto nei momenti di pantomima rendono, con il loro modo di fare, tre personaggi quasi realistici facendo apparire le “donzelle” più come tre campagnole a cui il denaro non ha dato la classe, piuttosto che tre travestiti.
Per quanto riguarda i primi ballerini una menzione particolare va proprio a Cinderella che riesce ad essere romantica e al tempo stesso simpatica proprio come la protagonista di una commedia musicale senza mai trascendere nel vittimismo che tanto si adatterebbe al personaggio.
Il Principe è bello e pulito, riesce a rendere l’idea di essere “il principe” senza oscurare il resto della compagnia, carico, anche lui come tutti, di un’allegria contagiosa.
Tutto questo per un ora e quaranta, scarso, di spettacolo che ti porta al divertimento puro, che di questi tempi non guasta.
Uno spettacolo che consiglio e, per chi volesse prendermi in parola, potrà ritrovare anche nelle seguenti date:
dal 2 al 6 novembre a Bologna
il 9 novembre a Carpi di Modena
3 e 4 dicembre a Novara
il 6 dicembre a Poggibonsi
il 22 dicembre ad Ivrea
il 9 gennaio a Pesaro
il 20 gennaio a Biella
e dal 24 al 29 al Parioli di Roma.



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