mercoledì 2 marzo 2011

La Banda di Stefano Ruggeri, le famiglie alla tv e l'operazione nostalgia

Che cosa possono avere in comune uno strumento che serve per riversare delle vecchie musicassette su computer (assomigliante in tutto e per tutto a un walk-man della fine degli anni Ottanta), un paio di All Star ricomprate identiche vent’anni dopo e un bellissimo balletto visto a teatro? La risposta è semplice: tutte queste cose mi riportano indietro nel tempo fino ai miei dodici- quattordici anni. Qualcuno potrebbe definire tutto questo “operazione nostalgia”, ultimamente va anche di moda, ma io sono una radical-chic bastiancontrario e certe cose non le faccio per principio.
Diversi mesi fa mi sono procurata un lettore di cassette che, tramite un cavetto usb, le riversa su computer. Apparentemente è un’operazione semplicissima, ma richiede molto tempo e pazienza; così ho deciso di procedere con un criterio di priorità, tenendo anche presente che di cassette nel corso degli anni ne ho perse moltissime, ma altrettante ne ho salvate, e che alcune potrebbero anche essere danneggiate. Pertanto il mio criterio è questo: prima passo in digitale quella musica cui tengo di più, ma della quale non riesco a trovare la versione moderna, poi quella cui non tengo particolarmente (la sto ancora cercando in realtà, mi sembra tutta indispensabile), e infine quella che posso tranquillamente ottenere con altri mezzi (la stragrande maggioranza).
A questo punto, per chi mi conosce, è facilissimo immaginare da quali cassette sono partita: da quelle della Steve Rogers Band. Vent’anni fa ne ero appassionata. Ci tengo a precisare che per me non erano “il gruppo di Vasco” o soltanto quelli di “Alzati la gonna”, al contrario: io ho conosciuto Vasco perché era quello che aveva cantato con loro e m’innamorai di un’altra canzone dal titolo “Bambolina” che fu poi il secondo singolo tratto dal medesimo album. Ero una bastiancontrario un po’ radical chic in erba insomma.
Il mio personale percorso nella nostalgia è cominciato così. Ed è proseguito con un paio di scarpe da ginnastica. Tre settimane fa, una notte, mi sono messa al computer a riversare una cassetta e, casualmente, avevo addosso proprio un paio di All Star alte e nere perfettamente identiche a quelle che avevo quando ascoltavo la Steve Rogers Band nel walk- man. Come delle moderne Petite Madeleine di Proust quelle scarpe e quella musica mi hanno fatto tornare indietro di colpo a quegli anni. E così mi sono rivista: con le mie amate All Star, il mio walk- man, i miei quarantaquattro braccialetti tutti in un polso e che dovevo togliere prima di ogni allenamento, i miei anelli a forma di teschio o di tarantola e il mio invidiatissimo chiodo (chi ricorda quel bellissimo giubbotto di pelle pieno di borchie?) .
Questa sensazione mi è rimasta dentro per qualche giorno, poi un paio di settimane fa, quando ero convinta di essermene liberata, mi sono ritrovata a teatro a vedere un balletto dal titolo Family Zapping. Questo balletto racconta il quotidiano di una famiglia alle prese con l’imminente matrimonio della figlia maggiore. Anche se le musiche sono di Bach, Vivaldi e Albinoni e quindi la Steve Rogers Band non c’entra assolutamente niente, nei personaggi narrati ho rivisto la mia famiglia: il padre e la madre, la sorella maggiore, il fidanzato con l’aria del bravo ragazzo, e la ragazzina che ha fretta di crescere. Mancava giusto mio fratello …
Sinceramente non mi era mai capitato di immedesimarmi in un singolo personaggio. Perché, lo devo confessare, quella ragazzina rompiscatole con tanta voglia di diventare grande ero proprio io. Come ho già spiegato, quando guardo un balletto, non riesco a provare un sentimento bidimensionale come il semplice “mi è piaciuto”. Nel caso specifico le emozioni provate, poi, sono state molto particolari: in genere mi sento sul palcoscenico a vivere accanto ai protagonisti, ma non mi era mai successo di sentirmi una di questi. E così mi sono trovata a rivivere sentimenti ed emozioni che non provavo da vent’anni e che, fino a pochi giorni prima, avevo addirittura dimenticato.
Nella mia operazione nostalgia prima mi sono ritrovata a ricordare, poi a tornare indietro nel tempo e quindi a rivivere le emozioni di quando ero alle scuole medie. Per più di un’ora sono stata di nuovo quella ragazzina che ascoltava “Meglio così” (una canzone che non è mai stata un singolo, se ricordo bene, nuovamente quello spirito radical-chic) disegnando durante le ore di Educazione Artistica perché la matita doveva muoversi al ritmo della nostra musica preferita creando una linea che esprimesse il nostro essere. Quella ragazzina che andava ad aprire la porta al fidanzato della sorella maggiore e si chiedeva come facesse, quest’ultimo, a essere sempre puntuale all’ora del dolce e che poi si metteva a guardare la tv con tutta la famiglia la sera se non aveva ancora dei compiti da finire.
Quella ragazzina …
Che fine ha fatto?
So che, a un certo punto, le medie sono finite. Che un periodo particolare della mia vita è finito. So di essere andata al liceo, so di aver studiato, so di aver vissuto altre esperienze che mi hanno segnato in modo indelebile, ma quello che non so è quando tutto questo è avvenuto. Mi rendo conto che posso collocare bene l’inizio di questa felice fase della mia vita e di quella successiva notevolmente meno felice, ma che non posso collocarne la fine. Ricordo che la Steve Rogers Band, a un certo punto, è sparita dalla mia vita e non so dove sia finita né perché se ne sia andata. So di aver avuto altre passioni adolescenziali, e che sono sparite anche queste. So che la certezza di essere ormai grande e forte è scomparsa lasciando spazio all’insicurezza e alla paura. So com’è finito quel fidanzamento. So anche che Massimo Riva non c’è più dal 1999.
Ho la spiacevole sensazione di essermi persa qualcosa, ma non so cosa. E nemmeno quando l’ho persa. Però rivivere tutto questo anche se solo per poco tempo è stato magnifico. E quindi voglio finire rivolgendo una delle mie parole preferite a chi tutto questo me l’ha fatto rivivere: grazie.

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