lunedì 3 dicembre 2012

Povero Sallusti ...



Ricapitoliamo, poi ditemi se ho capito bene oppure no, perché mi scappa una domanda troppo banale.
Il direttore di un giornale pubblica un articolo scritto da un ex giornalista radiato dall'albo. Questo articolo è palesemente falso e diffamatorio e sia l'autore che il direttore ne sono a conoscenza. Per i motivi di cui sopra l'ex giornalista non può firmare l'articolo e il direttore decide di pubblicarlo, e quindi avvallarlo sotto la sua responsabilità, tenendo come firma uno pseudonimo.
Poiché in Italia esiste una legge che distingue la libertà di stampa dalla diffamazione e per quest'ultima prevede una condanna che arriva anche alla reclusione, il direttore di questo giornale, vene inquisito.
Chiariamo un dettaglio: viene inquisito perché rifiuta di dire il nome del vero autore dell'articolo; cosa, questa, abbastanza ovvia dato che rischierebbe, anche lui, diverse grane con l'albo, perché non può pubblicare un articolo del genere sapendo che chi lo ha scritto non è un giornalista, e che c'è un evidente dolo in tutta questa manovra. Nota a margine: l'ex giornalista adesso, poverino, fa il parlamentare e quindi gode dell'immunità. In parole povere viviamo in un Paese in cui un uomo viene giudicato non sufficientemente onesto per fare il giornalista, ma abbastanza per fare il parlamentare. Tutto questo mi sembra abbastanza esplicativo della situazione che viviamo.
Ma procediamo con la mia storia. Il direttore, dopo un regolare processo, viene condannato, ma, poiché i magistrati sono dei bruti, la pena viene commutata con gli arresti domiciliari. In effetti, io lo capisco e credo che la condanna sia troppo gravosa: deve continuare a vivere con la sua compagna (una nota NON parlamentare di plastica la cui preparazione è inversamente proporzionale alla sua arroganza) e ai loro domestici. Poiché la pena è troppo severa (secondo questo direttore di giornale) decide di fare una mossa dimostrativa evadendo per andare nella sede del suo quotidiano. Arrestato "come se fosse un delinquente" (faccio notare che è stato colto in flagranza di reato, quindi non lo definirei esattamente uno stinco di santo) viene ri-processato per direttissima (tanto paghiamo noi) e condannato agli arresti domiciliari dove potrà, comunque, continuare a usare il telefono e internet. Non so se mi spiego, ma lui avrà la possibilità di reiterare il reato ascrittogli perché, poverino, se no come fa a difendere la libertà di diffamazione.
Ora la mia domanda è questa: ma solo io vedo l'ingiustizia nel trattare quest'uomo come un martire? Solo io mi sento offesa dal pensiero che una legge, ovviamente fatta coi piedi, ideata per salvare questo pseudo giornalista potrebbe danneggiare il mio blog (che non vale niente e non lo legge nessuno, ma è mio e ci sono affezionata)?

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