venerdì 19 ottobre 2012

A Pochi Passi Da Te ... Ci Sono Anch'io. Ho conosciuto uno Scrittore (e S maiuscola non è un caso)


Il tempo è uno dei beni più preziosi che abbiamo. Ci sono giorni che ne perdo in grande quantità e mi sento come la cicala della favola, altri giorni in cui non ho un solo minuto per pensare a me stessa e vorrei che il tempo si fermasse per concedermi almeno la possibilità di respirare.
Poi ci sono quei giorni in cui il tempo si ferma anche quando non dovrebbe. Sono occasioni rare che possono diventare preziose se colte nel modo giusto.
Mi è successo sabato scorso: mi sono trovata un’ora ferma in stazione ad attendere un treno guasto (del mio splendido rapporto con i treni ne parlerò in un’altra occasione) e, così, ho avuto l’inaspettata opportunità di dedicare un po’ di tempo  ad un concetto che sento spesso nominare, ma molto raramente con consapevolezza: il   coraggio.
Non mi riferisco al coraggio dei Gesti Eroici per una comunità più o meno meritevole, no, parlo di quel coraggio più nascosto, meno facilmente riconoscibile, che non ti porta a dire pubblicamente cose scomode, ma che ti porta a metterti a nudo, a esprimere i tuoi sentimenti in un modo che, poi, niente sarà più come prima.
Ecco: Roberto Pellico è uno scrittore coraggioso. Che ti spinge ad essere un lettore coraggioso. Questo perché ci sono persone capaci di opporsi al più sanguinoso dei regimi, ma non trovano il coraggio di dire “ti amo” al proprio partner, e sono totalmente incapaci di  sentirselo dire.

Questa estate avevo letto il suo primo libro A Pochi Passi Da Te: una serie di racconti aventi come comune denominatore la dolcezza. Sono storie diverse, che parlano di amori , di solitudini, di dolori, di gioie, di quegli attimi che si perdono e di cui solo dopo se ne sente la mancanza. Parla anche di quel particolare tipo di libertà che si acquista solo quando s’impara ad accettarsi e si decide di vivere secondo la propria identità. Sono “piccole storie” che sembrano piccole solo per chi non prova sentimenti. Purtroppo la mancanza di affettività è una malattia che si sta espandendo.
Poi, sabato scorso, su quella banchina in attesa di un treno in ritardo, ho letto, ho sarebbe meglio dire che ho divorato, il suo secondo libro: Ci Sono Anch’io.
È un’altra “piccola storia”, quasi un racconto più lungo e articolato rispetto ai precedenti, scritto in prima persona in forma epistolare. Parla della crescita di un ragazzo di vent’anni, del suo bisogno di mostrarsi al mondo, di amore, degli errori che solo a vent’anni possono essere comprensibili, ma che si continuano a ripetere anche a trenta. Parla, con una delicatezza rara, di quel sentimento particolare che si prova durante l’adolescenza: il sentirsi trasparenti. Parla anche di violenza. E fa male.
C’è una luce particolare che anima tutta la storia e che non so definire, forse perché è una luce che, purtroppo, non mi appartiene.
La peculiarità di questo libro, che è poi il vero motivo per cui lo sto deturpando con queste assurde parole, è che ti fa sentire l’autore, non solo il personaggio. È quella luce indefinibile che ne riempie le pagine. Alla fine ne sono uscita stordita, sconvolta da queste pagine, dal dolore e anche dalla speranza che lasciano impressa.
Dando una scorsa alle varie critiche che ho trovato in rete, alcune mi hanno colpito perché sostengono che i riferimenti poetici siano troppo “dozzinali” dando, così, al romanzo lo spessore di un libro di Moccia. Onestamente non posso che dissentire perché non è il riferimento a Vasco Rossi piuttosto che a Sully Prudhomme che dona a un romanzo lo spessore. È l’insieme dei sentimenti che tali citazioni servono a esprimere che lo rendono speciale. Non solo, ma è anche la loro contestualizzazione. Trovo molto più verosimile, e perciò sincero, che un ragazzo a vent’anni conosca meglio Gli Angeli di Vasco che non quelli di Emily Dickinson. Io credo che sia molto più profonda una storia che parla di sentimenti veri piuttosto che una lunga sequenza di elucubrazioni mentali sul nulla. E posso garantire che di pseudo storie apparentemente profonde ce ne sono librerie piene.
E, parlando di librerie, arrivo alla nota negativa: in un mondo che è capace di deforestare l’intera Amazzonia per farci conoscere le prodezze sessuali di Cassano, per farci leggere questi bellissimi libri, non si preoccupa certo molto. Per riuscire a leggere A Pochi Passi Da Te ho dovuto aspettare settimane perché arrivasse da chissà dove; mentre Ci Sono Anch’io non richiede tanta fatica. Non si deve andare neanche in libreria, basta avere un e-book (presente quei cosi retro illuminati che contengono centinaia di libri in pochi centimetri, ma non ne conservano né l’odore né la polvere? ) e il gioco è fatto. Sì, ma è necessario averlo, perché, altrimenti, non lo si può leggere in quanto non esiste ancora (e sottolineo la parola ancora) in formato cartaceo., perché conservo la speranza che le cose cambino prima o poi. Meglio prima magari.


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