Il tempo è uno dei beni più preziosi
che abbiamo. Ci sono giorni che ne perdo in grande quantità e mi sento come la
cicala della favola, altri giorni in cui non ho un solo minuto per pensare a me
stessa e vorrei che il tempo si fermasse per concedermi almeno la possibilità
di respirare.
Poi ci sono quei giorni in cui il
tempo si ferma anche quando non dovrebbe. Sono occasioni rare che possono
diventare preziose se colte nel modo giusto.
Mi è successo sabato scorso: mi sono
trovata un’ora ferma in stazione ad attendere un treno guasto (del mio
splendido rapporto con i treni ne parlerò in un’altra occasione) e, così, ho
avuto l’inaspettata opportunità di dedicare un po’ di tempo ad un concetto che sento spesso nominare, ma
molto raramente con consapevolezza: il coraggio.
Non mi riferisco al coraggio dei
Gesti Eroici per una comunità più o meno meritevole, no, parlo di quel coraggio
più nascosto, meno facilmente riconoscibile, che non ti porta a dire
pubblicamente cose scomode, ma che ti porta a metterti a nudo, a esprimere i
tuoi sentimenti in un modo che, poi, niente sarà più come prima.
Ecco: Roberto Pellico è uno scrittore
coraggioso. Che ti spinge ad essere un lettore coraggioso. Questo perché ci sono
persone capaci di opporsi al più sanguinoso dei regimi, ma non trovano il
coraggio di dire “ti amo” al proprio partner, e sono totalmente incapaci
di sentirselo dire.

Poi, sabato scorso, su quella
banchina in attesa di un treno in ritardo, ho letto, ho sarebbe meglio dire che
ho divorato, il suo secondo libro: Ci Sono Anch’io.
È un’altra “piccola storia”, quasi un
racconto più lungo e articolato rispetto ai precedenti, scritto in prima
persona in forma epistolare. Parla della crescita di un ragazzo di vent’anni,
del suo bisogno di mostrarsi al mondo, di amore, degli errori che solo a vent’anni
possono essere comprensibili, ma che si continuano a ripetere anche a trenta.
Parla, con una delicatezza rara, di quel sentimento particolare che si prova
durante l’adolescenza: il sentirsi trasparenti. Parla anche di violenza. E fa
male.
C’è una luce particolare che anima
tutta la storia e che non so definire, forse perché è una luce che, purtroppo,
non mi appartiene.
La peculiarità di questo libro, che è
poi il vero motivo per cui lo sto deturpando con queste assurde parole, è che
ti fa sentire l’autore, non solo il
personaggio. È quella luce indefinibile che ne riempie le pagine. Alla fine ne
sono uscita stordita, sconvolta da queste pagine, dal dolore e anche dalla
speranza che lasciano impressa.

E, parlando di librerie, arrivo alla
nota negativa: in un mondo che è capace di deforestare l’intera Amazzonia per
farci conoscere le prodezze sessuali di Cassano, per farci leggere questi bellissimi
libri, non si preoccupa certo molto. Per riuscire a leggere A Pochi Passi Da Te
ho dovuto aspettare settimane perché arrivasse da chissà dove; mentre Ci Sono
Anch’io non richiede tanta fatica. Non si deve andare neanche in libreria,
basta avere un e-book (presente quei cosi retro illuminati che contengono
centinaia di libri in pochi centimetri, ma non ne conservano né l’odore né la
polvere? ) e il gioco è fatto. Sì, ma è necessario averlo, perché, altrimenti,
non lo si può leggere in quanto non esiste ancora (e sottolineo la parola
ancora) in formato cartaceo., perché conservo la speranza che le cose cambino
prima o poi. Meglio prima magari.