mercoledì 12 gennaio 2011

IL MIO MATTATOIO N°5


Kurt Vonnegut è considerato uno dei più grandi scrittori della seconda metà del Novecento. Personalmente non trovo questa una definizione esagerata, anzi.
In questo romanzo viene trattato un episodio della Storia che noi, figli della società occidentale, conosciamo poco: la battaglia di Dresda. Ciò, purtroppo, è ampiamente comprensibile: dal nostro punto di vista i Buoni hanno raso al suolo una città che faceva parte del Terzo Reich (i Cattivissimi) e che, poi, è finita sotto il controllo dei Comunisti (i Cattivi o Perdenti se preferite). Sono sempre i vincenti che scrivono la Storia e, questa, non è, dal nostro punto di vista, una storia interessante. Tranne che per chi l’ha vissuta veramente e Kurt Vonnegut è tra questi.
Durante la Seconda Guerra Mondiale lo scrittore fu fatto prigioniero nella battaglia delle Ardenne dai nazisti e, durante la prigionia, fu testimone della distruzione di Dresda da parte degli Alleati. Vonnegut sopravvisse al bombardamento (uno dei più terribili e sanguinosi della guerra) grazie al suo punto di osservazione molto particolare: una grotta scavata nella roccia sotto un mattatoio. Il Mattatoio n°5 appunto.
Dall’esperienza nasce l’ispirazione per questo romanzo.
Kurt Vonnegut scrive libri fantascientifici e per parlare in modo “fantascientifico” di un fatto storico così drammaticamente vero escogita una serie di “giochi” narrativi che rendono questo romanzo di un fascino stravolgente.
In primo luogo questo, nella sua profonda ironia, è uno dei romanzi più pacifisti e antimilitaristi che io abbia mai letto: dal punto di vista dello scrittore sembra che l’unico modo possibile per raccontare l’eccidio sia quello del paradosso.
Vonnegut è un grande scrittore che conosce bene Joyce e che sa come scrivere quello che non è possibile scrivere. In questo romanzo rompe tutti gli schemi tradizionali narrativi lasciando a bocca aperta il lettore che, per la maggior parte del tempo, si chiede “ma cosa sto leggendo?” senza riuscire, tuttavia, a smettere di farlo.
La prima cosa che risulta immediatamente evidente è che il piano temporale è completamente saltato. Normalmente un romanzo ha un inizio, una trama e, quindi, una fine. La storia di Billy Pilgrim è un continuo saltare da un anno all’altro senza soluzione di continuità. Nella finzione narrativa (ma sarà poi finzione?) quest’uomo è stato rapito dagli alieni che gli hanno insegnato la vista a quattro dimensioni cosa che gli consente di saltare nel tempo portandosi dietro l’attonito lettore. Nel suo viaggio temporale Pilgrim non può in alcun modo evitare il succedere degli eventi perché questi sono sempre avvenuti e sempre avverranno così. Ogni singolo momento è strutturato così e non ci si può fare nulla. Come dire: la battaglia di Dresda c’è sempre stata e sempre ci sarà. 
Un altro schema saltato è quello che rompe il muro sottile che c’è tra finzione e realtà: il narratore è lo scrittore stesso che parla, inizialmente di come ha deciso di scrivere quanto ha vissuto veramente e di come nasce il libro. Tutto questo è reale tanto più che dedica il libro alla moglie di un compagno di prigionia. Poi, senza preavviso ci dice come il romanzo comincia e come finisce. Intendo dire che cita le parole esatte con cui intende iniziare e finire il romanzo. Non solo. Ci dice anche che questo romanzo sarà brutto…
Poi il romanzo comincia. Dal secondo capitolo. Perché nel primo capitolo il narratore-scrittore è semplicemente se stesso.
Durante tutto lo svolgimento del romanzo, il narratore è lo scrittore che parla di sé in prima persona, del protagonista e del compagno di prigionia in terza. Fondendone le storie e sconvolgendo il povero lettore.
In questo saltare continuamente in una serie di flash back, che poi non lo sono, si arriva a dubitare che quello che sia scritto sia vero oppure no. La storia dei personaggi fintamente reali (o realisticamente finti) rende impossibile scindere realtà e finzione. Si pone sullo stesso piano un bombardamento che è costato la vita a 135000 persone (e sulla cui importanza strategica ci s’interroga a tutt’oggi) e il racconto del rapimento da parte degli alieni di un personaggio che molti credono pazzo. Porsi la domanda “ma se è pazzo e quindi non può aver vissuto il rapimento da parte degli alieni, come si può credere che abbia vissuto in quei termini anche il bombardamento di Dresda? Come si può credere che ci sia stato realmente un bombardamento di quella portata a Dresda?”
I fatti reali vengono ridicolizzati, resi incredibili.
L’ironia e il paradosso appunto.
Così va la vita.

1 commento:

  1. non c'e' che dire......penso proprio sarà un libro che leggerò mi hai convinta....

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