Tutti siamo a conoscenza degli
scontri che ci sono stati a Roma sabato durante la manifestazione del movimento
detto degli Indignati. Una manifestazione che aveva carattere mondiale e che,
però, solo qui in Italia ha creato così tanti disordini. Cosa curiosa se si
pensa anche al posto in cui tutto questo è avvenuto: Roma non è esattamente una
città scarsamente avvezza a grandi raduni. Io non ero a manifestare, nonostante
penso sia evidente da quello che scrivo il mio condividere le ragioni della
protesta, ma ho assisto a tutto il casino di Piazza San Giovanni guardandolo in
tv. Ed anche in questi giorni ho cercato
di documentarmi guardando e leggendo tutto quello che sono riuscita a trovare
su questi fatti. Tutto questo al fine di trovare una risposta alla domanda che
da sabato mi assillava: PERCHÉ?
Ci tengo a precisare che quanto sto
per esporre sono solo le mie considerazioni del tutto personali e che non ho
alcuna prova a supporto di quanto dico, a parte i video circolati anche in tv e
la mia fantasia.
Intanto vorrei partire dalla
definizione di Black Bloc e, per far questo, vi faccio porre l’attenzione sulla
loro preparazione paramilitare. Al di là della loro incredibile capacità di
infiltrarsi all’interno dei cortei pacifici, avete notato la loro abilità nel
fare il casino più importante là dove c’è la maggior copertura televisiva? Nel
caso di sabato, non è stata la televisione (via satellite per altro così che ci
vedesse il mondo intero, sai mai che riuscissimo ad evitare una figura di …) a correre
verso i disordini, sono stati i disordini ad accadere in Piazza San Giovanni,
dove questa si era già istallata. Naturalmente non hanno cominciato in piazza,
no, ma sono (o si sono) fatti convogliare in piazza. Per riuscire a fare questo
non basta essere un cretino esaltato, no, è necessario essere preparati,
organizzati e guidati: in parole povere, bisogna essere una sorta di piccola
squadriglia militare. Lo hanno detto anche loro: si sono preparati in Grecia.
Ora, il quesito che mi pongo, e che
immagino si faccia un sacco di gente, è il seguente: come hanno potuto questi
mantenersi e provvedere a sé stessi mentre imparavano a fare i vandali urbani?
Possibile che questa gente, che dichiara apertamente di fare il manifestante di
professione, venga solo mantenuta dalle famiglie?
Sinceramente non ci credo. Secondo
me, e ripeto secondo me, hanno ben altre entrate. E intendo dire che c’è
qualcuno che li paga per fare il casino che fanno. Che sia Roma, Atene o
Genova.
Fateci caso: molti di loro neanche
erano italiani, e allora perché non hanno espresso la propria indignazione nei
loro paesi?
Pensandoci bene, credo che i
manifestanti si possano sostanzialmente dividere in tre gruppi: quelli
pacifici, quelli che sono lì apposta per fare danni e le “teste calde” che si
fanno coinvolgere dal primo o dal secondo gruppo a seconda della situazione (in
genere il secondo gruppo è quello che coinvolge più facilmente).
Allora ecco che si ritorna alla mia
prima domanda: PERCHÉ?
Insomma, possibile che questa gente
si sia svegliata ed abbia deciso, così senza un vero motivo apparente, di
venire proprio a Roma? Io, che sono una pazza visionaria paranoica ed anche un
po’ cospirazionista, non riesco a non pensare che qualcuno li abbia chiamati e
che loro si siano, sì alzati una mattina ed abbiano deciso di venire a fare
casino a Roma, ma solo dopo pagamento. Dai, voglio essere complottista fino in
fondo: questi sono dei mercenari.
A questo punto la domanda PERCHÉ?
assume un senso abbastanza chiaro.
Quando sono arrivati in piazza e lì
sono stati messi nella condizione di dare il meglio (o peggio a seconda dei
gusti) di sé hanno dato vita a scene abbastanza grottesche, facendo anche fare
la figura degli incompetenti alle forze dell’ordine. Scusate, ma vi sembra
possibile che un branco di ragazzetti siano meglio preparati delle forze
dell’ordine? In diretta ho visto la famosa scena del blindato dato alle fiamme.
Avete notato che i carabinieri sono riusciti a uscire dalla camionetta e sono
fuggiti praticamente indisturbati? Ho sentito una mia conoscente dire “eh, mica
ci si scaglia contro un collega”. Come dire che gli esagitati fossero in realtà
dei membri delle forze dell’ordine infiltrati. Io questo non lo so, però ho
notato una stranezza. Possibile che due poveretti di carabinieri, in fuga da un
blindato in fiamme, non vengono attaccati da duecento ragazzi? Faccio fatica a
credere che nessuno abbia dato un ordine ben preciso (quello giusto per mia
fortuna perché quei due carabinieri adesso sono dalle loro famiglie).
Dopo i disordini si sono scatenate le
reazioni della politica. Ed ecco che ho cercato ancora la risposta alla mia
solita domanda PERCHÉ?
Naturalmente gli schieramenti
parlamentari hanno cominciato a incolparsi vicendevolmente per quanto accaduto.
Ma non sono le stronzate di parlamentari a interessarmi. Quello che mi ha
incuriosito sono state le reazioni pratiche.
Dal lunedì sono partite le retate
dentro ai centri sociali e nei covi degli anarchici (ma quanti sono esattamente
gli anarchici? Qualcuno si è mai preso la briga di sapere quanti sono?). Dal
lunedì, perché ovviamente la domenica questi bravi ragazzi avevano di meglio da
fare: dovevano andare allo stadio. C’è da dire che non era una partita di
interesse particolare, era solo un derby, quindi perché mai aspettarsi dei
disordini? E, stranamente, non c’è stato alcun problema … Questo per dire, citando nuovamente quella mia
conoscente “che i veri capi mica si devono cercare lì, i veri capi sono molto
più vicini …”
Intanto l’estrema sinistra si è
subito messa a parlare di poliziotti-drughi. Io non sono d’accordo: il
poliziotto-drugo non è quello che si trova in mezzo al casino, bardato come un
cavaliere medievale, a lottare contro un branco di esagitati e la paura, no, il
poliziotto-drugo è quello che sfodera la sua violenza quando può farlo in
condizioni indisturbate, quando può agire senza rischi per se stesso. Il
poliziotto-drugo è quello che uccide un Federico Aldrovandi per intenderci.
Di solito, di fronte a manifestazioni
di piazza violente, il primo risultato che si ottiene visibile, è che la
manifestazione stessa viene messa in cattiva luce. Secondo la teoria per cui fa
più rumore un albero che cade che una finestra che nasce, va da sé, che i
disturbatori fanno comodo a chi vuole discreditare un intero movimento molto
più articolato e complesso. Se poi le cose degenerano fino al “morto” ancora
meglio: i manifestanti pacifici la volta seguente ci penseranno almeno due o
tre volte prima di scendere in piazza, spaventati da quattro idioti.
Questa volta, però, le cose non sono
andate così, perché i manifestanti, quelli veri, si sono schierati a fianco
delle forze dell’ordine. L’operazione non poteva riuscire, del resto era
prevedibile: c’erano troppe piazze coinvolte.
Ed ecco che tornava la mia prima
domanda: PERCHÉ?
Me lo sono chiesto fino a lunedì. Lunedì
il Ministro Maroni e il sindaco Alemanno hanno risposto a questa domanda. Ecco
a voi le misure che saranno adottate, con il plauso di alcuni parlamentari di
sinistra: arresto in flagranza differita, daspo anche per i
cortei, uno specifico reato associativo per chi esercita violenza aggravata
nelle manifestazioni e maggiori tutele giuridiche per gli operatori di polizia,
sospensione di ogni corteo per un mese a Roma. Nella pratica: più difficoltà di
difesa in sede di indagine, pagamento per i cortei, un nuovo reato (stranamente
ancora non si parla del reato di tortura), maggiore impunità per i poliziotti
(c’è da dire che chi si comporta correttamente non ne ha bisogno, ma aiuterà
molto i poliziotti-drughi), ed infine: limitazione del diritto di manifestare.
Leggendo queste disposizioni mi è venuta in mente una frase
tratta dal film “Star Wars III”: è
così che muore la libertà: sotto scroscianti applausi.
Lo vedete anche voi il perché: queste sono prove
tecniche di regime. E forse neanche tanto prove.
Ma se è vero che fa più rumore un albero che cade
rispetto a una foresta che nasce è anche vero che noi respiriamo grazie alla
foresta. Queste prove tecniche non funzioneranno, non ci sperino.
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