In questa sonnacchiosa domenica stavo cercando materiale per
scrivere un po’ in questa altrettanto sonnacchiosa pagina. Non riuscivo a
trovare nulla che non fosse esageratamente personale quando un aiuto mi è
venuto proprio da chi, per mestiere, non si esprime a parole: l’étoile italiana
più famosa, Roberto Bolle.
In questi giorni il signor Bolle si deve trovare a Napoli e
stamattina è andato a fare lezione (o forse dovrei dire allenamento, non lo so)
al Teatro San Carlo.
Il problema è che, sotto i portici del San Carlo, questa
mattina, c’erano accampati dei senza tetto. Cosa che il protagonista di questa
storia non ha mancato di notare con un paio di tweet:
"I
senzatetto che s'accampano e dormono sotto i portici del teatro San Carlo,
gioiello di Napoli, sono un emblema del degrado di questa città".
"Scena mai
vista davanti a nessun teatro. Né in Italia, né all'estero"
C’erano anche un paio di foto, che, in realtà, non mostravano
il volto di nessuno e non ledevano la privacy di nessuno, ma che non
pubblicherei anche se potessi in quanto non di mia proprietà.
Personalmente, non appena li ho letti, ancora con il caffè in
mano, ho pensato “complimenti per la
figura di merda dell’amministrazione comunale.” Perché, si sa, io sono una
persona fine. Ma non ho letto alcun attacco ai clochard, così come hanno
riportato i vari social network e giornali on line successivamente. Il
problema, come sempre, sarò io che ho un’interpretazione dell’italiano del
tutto particolare.
Sinceramente quello che mi sentirei di replicare che il primo
problema da porsi non è tanto che la bellezza del posto venga rovinato, ma che
queste persone necessitano, e meritano, un luogo più consono ai loro bisogni che non sia il portico (aperto) di un teatro. Cosa che, almeno per me, è
stata chiarita in un altro tweet:
Ma ovvio che i senzatetto vanno accolti e non respinti ma secondo voi
sarebbe possibile davanti al Metropolitan a NY?
Appunto: ovvio.
Solo che la polemica si scatena perché c’è sempre tanta rabbia
in giro e tanta voglia di sfogarla anche con aggressività. Soprattutto da chi
ha la coscienza bisognosa di pulizia. Quelli con la coda di paglia insomma.
Ora questi tweet, così come le foto, sono stati rimossi, solo
che la memoria di internet permane e, stranamente, rimangono solo i primi due
tweet, non il terzo.
Mentre il mondo, o forse solo l’Italia, si è affrettato a
dire “Roberto Bolle contro i clochard”, nessuno si è chiesto dove fossero stati
mandati i suddetti clochard nel frattempo. La cosa mi ha fatto alquanto
sorridere. Sì, perché se c’è uno che su Twitter leggo sempre molto “schierato”
in difesa di chi, in questo periodo di crisi, soffre di più è proprio lui. Ed è
sempre lui quello che non perde occasione per ricordare al mondo l’esistenza
dell’Unicef. A volte l’ho trovato anche più estremista di me. Il che è tutto
dire come sapete bene.
Il fatto è che, in questa storia, nessuno si è posto il vero
problema che Bolle, in modo forse un po’ maldestro, ha sollevato. Siamo onesti:
i clochard sono un argomento scomodo per chiunque, soprattutto per chi, vedi le
varie amministrazioni comunali, devono trovare loro un posto. Se ci fate caso
in un periodo come questo, così freddo, siamo bombardati da spot in cui ci
mostrano come i volontari e le varie organizzazioni si occupino degli ultimi. Salvo,
poi, trovarli ovunque.
I casi sono due: o i clochard sono molto di più di quelli che
noi crediamo oppure gli spot che ci vengono proposti mostrano solo pochi
fortunati che riescono ad accedere a tali servizi. Con questo non voglio dire
che sono solo finzione, voglio però dire che i servizi sono scarsi. E,
soprattutto, sono servizi che si basano in gran parte sul volontariato. Cioè sulla
disponibilità economica e umana di persone che aiutano gli altri gratis. Non mi
nascondo dietro a un dito, come non dovrebbe nascondersi chi ha attaccato Bolle
in queste ore: io per queste persone ho sempre fatto poco o niente, al massimo
ho dato loro qualche coperta o vecchio vestito. Anzi: quando, negli anni di
volontariato, mi sono trovata in contatto con uno di loro ho sempre avuto molte
difficoltà di dialogo perché, fortuna mia, ho sempre vissuto in un pianeta
diverso dal loro.
Nelle polemiche del pomeriggio ho notato che molti si sono
dimostrati indignati, ma nessuno ha mostrato un’umanità “vera” considerandoli
singole persone. Tutti hanno difeso la categoria, o meglio hanno attaccato la
persona senza difendere nessuno, senza considerare le singole individualità. Alla
fine ho visto solo tanta cattiveria mascherata di buonismo. Anche un po’ di “sano” razzismo omofobo, perché
quello ci sta sempre bene.
Ma, vedete, almeno secondo me, siamo sempre lì: nella
giornata della memoria si ricordano le vittime della shoah, salvo poi non fare
nulla per prevenire, e oggi ci si indigna per parole forse esagerate, ma non si fa assolutamente nulla per aiutare davvero chi ha bisogno. È il buonismo imperante
che maschera l’ipocrisia di chi “sta sempre con la ragione e mai col torto.”
Nel pomeriggio sono arrivati i tweet di spiegazione e di
chiarimento, come da copione, giusto perché ormai la domenica sta finendo e ci
si deve svegliare.
Alla fine “qualcuno” ha messo questo link per spiegare cosa sta
facendo il comune di Napoli: http://multimediale.comune.napoli.it/index.php?n=2501
indovinate chi …
Insomma: molto rumore per nulla, come
sempre. Per i clochard non cambierà nulla.
uhm io mi chiedo: ...ma se i sdf (SenzaDimoraFissa) non fossero stati sulla strada di Bolle, qualcuno si sarebbe accorto di loro?
RispondiEliminaIn questi casi ho sempre paura che ci sia qualcuno (i giornalisti) che invece della luna guardi il dito ...
che in fondo è così comodo.
Ecco, Pier, hai sintetizzato perfettamente il mio pensiero: i SDF hanno avuto diritto di cronaca solo per essersi trovati sulla strada di un personaggio famoso e per poco tempo.
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