domenica 8 gennaio 2012

Umore The Day After


Oggi sono di quell’umore particolare che io chiamo “Umore The Day After”, per gli amici UTDA. L’UTDA, per me, è quella particolare malinconia/ansia/nervoso/disillusione che mi prende quando mi trovo in quei giorni per cui un evento atteso è finito, ma la routine deve ancora ricominciare.
Ovviamente in questi giorni l’UTDA è l’umore più diffuso, come sempre alla seconda settimana di gennaio. È quel momento in cui, inevitabilmente, si fanno dei bilanci e dei progetti. Te lo dico subito: i bilanci saranno in rosso e i progetti saranno quelli destinati ad essere il bilancio in rosso dell’anno successivo.
Io credo sia comprensibile, in fondo, proprio come nel famoso film del 1983 da cui mi ispiro per definire il mio umore, siamo tutti reduci dai 15 giorni più devastanti dell’anno. 
Vediamo con ordine: gli ultimi giorni prima di Natale sono un delirio fatto di corse per i regali, chiusure annuali di bilancio aziendale, recite scolastiche e cene con amici e colleghi. Praticamente il procedimento di trasformazione oca da foie gras comincia intorno all’8 dicembre per concludersi un mese dopo, quando, appunto, ci si è trasformati tutti in oche da foie gras.
E questo è niente: per capirlo basta analizzare l’aspetto psicologico delle abbuffate natalizie. In primo luogo bisogna sconfiggere lo stress dovuto da tanti, troppi fattori: hai un’idea di quante calorie si consumino durante quella pratica atletica che potrebbe essere inserito nel novero degli sport olimpici e che va sotto il nome di “corsa ai regali”?
Non so tu, ma  io sono esperta nel raggruppare il 90% dei regali da acquistare nella giornata del 24 dicembre e da questo ne consegue la corsa frenetica per comprarli tutti in pochissimo tempo. Sono sincera: della stragrande maggioranza degli acquisti non ricordo cosa sono o per chi già dal 26 dicembre. A parte le rare eccezioni in cui vedo un particolare oggetto e decido che quello è “la cosa giusta per la persona giusta”(manco si trattasse di una scelta vitale), perlopiù entro in una particolare fase ossessivo-compulsiva da acquisto necessario perché qualcuno abbia il suo pacchetto da scartare.
Finita questa tortura da centro commerciale fatta di gare per la conquista del parcheggio, corse di bighe- carrelli senza esclusione di colpi e lotte per l’ultimo pezzo di formaggio stagionato in confezione natalizia da prendersi con super sconto, infilo la via di casa consapevole del fatto che mi aspetta la Cena delle Cene: la Cena della Vigilia. Quella cena particolare in cui anche se si mangia pesce, perché è Vigilia e non si sa mai, è comunque un’abbuffata pazzesca; del resto devo riprendermi dalla giornata psicologicamente devastante in cui, se sono stata fortunata, ho mangiato un panino.
A questo punto arriva il momento più atteso: quello dello scarto dei regali. Non so perché, ma questo momento è il più atteso da quando si è bambini. Anche quando, ormai si è adulti e i regali sono solo un presente. A volte sono anche desiderati, a volte sono cose che non sapevi di desiderare, ma poi sei felice di averli, altre volte ti chiedi chi può anche solo lontanamente pensare che tu desideri un oggetto del genere. Alla fine c’è sempre un clima di speranza disillusa.
Quando finalmente hai presenziato a questa incombenza puoi andare a dormire …
… Per svegliarti il Giorno di Natale.
Giorno fantastico in cui arrivano quei parenti che vedi solo un giorno all’anno. Siamo sinceri: se li vedi solo una volta all’anno un motivo c’è.
Ora capisci perché in questi giorni si mangia tanto? Facile: intanto perché devi recuperare le energie dallo stress (ma chi lo ha detto che a Natale si è tutti più buoni?) e poi perché, se hai la bocca piena, non puoi rispondere al parente bigotto di turno che sputa sentenze non richieste. È una scelta diplomatica. Si mangia per evitare una delle faide familiari che a Natale sono fuori luogo, per quanto più diffuse di quanto non si creda.
Dal 26 comincia quello che io definisco “la settimana del <<e a Capodanno cosa fai?>>” perché chiunque tu incontri ti fa sempre la solita domanda. Tra un aperitivo e una cena con gli amici che non sei riuscito a incontrare prima del Grande Giorno, ecco che rispondi sempre alla solita domanda “e a capodanno cosa fai?”. Di solito io decido cosa fare a capodanno il 30 dicembre. Chiedermelo prima è assolutamente inutile. Una di queste volte risponderò “conto di andare a liberare abusivamente i pinguini dallo zoo di Pistoia”.
Contemporaneamente, oltre a dover finire gli avanzi pantagruelici del giorno di Natale e della Vigilia ben rimpolpati perché non si può rischiare di deperire tutto in un colpo, si entra nella fase “biscotti”, se sono fortunata me la cavo con 14 uova, considerato che 2 uova si calcolano per 4 persone fai pure i conti sul reggimento che si nutre della mia opera. E sul tempo che mi porta via. Per fortuna: ormai sono così tanto istituzionalizzata che se mi trovo ad avere 24 ore libere ne occupo 23 a non fare assolutamente niente inebetita dal fatto che non sono costretta a incastrare i nanosecondi.  È una questione di abitudine: io non sono abituata ad avere tempo libero in quantità illimitata o in orari che non siano ben oltre al fascia protetta televisiva.
Nel frattempo passa anche l’Ultimo dell’Anno. Quella serata particolare in cui ci si aspetta sempre che sia memorabile e, invece, si risolve come una delle tante piacevoli serate che vivi durante l’anno. Io ricordo un paio di capodanni abbastanza diversi dal solito, qualcuno sufficientemente trasgressivo, ma solo uno “memorabile” in vita mia e per i motivi peggiori. Alla fine, di solito, si trascorre una bella serata, ma siccome ci si aspetta qualcosa di speciale, alla fine si è delusi per forza. Ovviamente, anche in questa circostanza, ci si riempie come la valigia di una modella in vacanza. E per il motivo di cui sopra: se hai la bocca piena non puoi rispondere all’amicodiunamico che si sente un essere superiore. Quelli che non sono astemi, di solito bevono, e secondo me per lo stesso motivo, finendo bevuti come un barracuda in un fiume. Anche in questo caso si sta parlando di diplomazia.
E finalmente arriva l’Epifania -che tutte le feste si porta via, per fortuna!
Il bilancio è sempre abbastanza deludente. Soprattutto adesso che sto aspettando la fine delle vacanze. Ma perché? Cosa mi aspettavo di fare? Cosa desideravo fare? O meglio: in quale grande avventura speravo?
Alla fine non è successo nulla di diverso dagli altri anni. Anche i progetti sono gli stessi dell’anno scorso, con la differenza che stavolta mi fanno quasi paura. Quindi posso immaginare facilmente quali saranno i bilanci in rosso dell’anno prossimo. E neanche l’umore odierno è molto diverso dagli altri anni. Sono in UTDA, appunto. Chissà, magari è pure chic.

2 commenti:

  1. Il nostro capodanno è stato fantastico! 38-39 di febbre e brindisi a base di crodino bianco e tachipirina XD

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  2. Beh, fortunatamente il mio è andato molto meglio!!!

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