Caro Steve Jobs, noi questa frase la conosciamo bene. L’abbiamo presa come un mantra, abbiamo ispirato la nostra esistenza degli ultimi anni ad essa. Alcuni di noi sono convinti che sia stata un incitazione ad essere persone migliori e non ad essere semplicemente dei consumatori migliori (per la tua azienda).
Quante volte l’abbiamo letta dal nostro nuovo smartphone comprato a rate? O dal nostro bellissimo
tablet, comprato sempre a rate grazie ad un’offerta sotto costo imperdibile?
Quello stesso smartphone che non era indispensabile, anzi,
che non ci serviva proprio. Avevamo già un telefono perfettamente funzionante,
ma era un po’ attempato. Non ci faceva stare bene. Non eravamo come gli altri
con un telefono del genere. E allora abbiamo comprato l’ultimo modello
possibile. Ovviamente a rate.
Quello stesso tablet che ci ha fatto impazzire per giorni perché
non riuscivamo a capirne il funzionamento e poi, detto onestamente, la tastiera
ha la sua comodità. Il tablet è davvero scomodo per una buona percentuale di
quello che si deve fare. Serve per i giochi e poco più.
Un mio amico mi faceva notare che nei consigli di
amministrazione delle grosse aziende l’attualità del modello del tablet è
inversamente proporzionale all’importanza di chi lo impugna. Il vicedirettore
usa un block notes. Il direttore neanche quello. Non ho capito se loro non sono
affamati, non sono folli o non sono entrambe le cose.
Sì perché noi siano così, compriamo roba che non ci serve,
che spesso arriviamo ad odiare cogliendone la schiavitù intrinseca senza
potercela nemmeno permettere. Ma, per nostra fortuna, qualcuno ha inventato le
rate.
Quelle stesse rate che ci hanno fatto dire “non posso andare
a teatro stasera, costa troppo”, ed il costo, magari, era la metà di una rata. Così,
quello spettacolo, ce lo siamo guardati dal tablet ultimo modello. Le emozioni
non saranno state le stesse, ma pazienza. Del resto, si sa, sono sempre le
stesse rate che ci hanno fatto rinunciare ad una cena con gli amici, ma tanto li
possiamo sempre sentire attraverso un qualche social network a cui siamo sempre
connessi attraverso il nostro smartphone.
Secondo Joachim Spangenberg “Nei Paesi ricchi il consumo consiste in persone che
spendono soldi che non hanno, per comprare beni che non vogliono, per
impressionare persone che non amano.”
È vero, è schifosamente vero.
“Siate affamati, siate folli”
Ebbene, sì caro Steve, siamo esattamente come tu ci hai voluto. Affamati
e folli.
Pensa che non solo siamo così affamati da non renderci neppure più
conto che con i tuoi giocattoli stiamo mettendo la nostra mente in una sorta di
anoressia emotiva, ma siamo anche così folli da idolatrare l’essere riusciti a
diventare esattamente così.
Molti, già lo so, leggeranno storcendo il naso a queste mie parole
perché sono convinti che possedere dei tuoi prodotti sia una scelta filosofica
e non un semplice acquisto e che io sia blasfema nel mio scrivere queste cose
adesso che non c’è neanche una ricorrenza particolare, ma, onestamente, non
credo di aver bisogno di ricorrenze per scrivere questo.
Si, caro Steve, adesso siamo affamati e siamo folli ed io mi
auguro che tu, ovunque sia, possa essere orgoglioso di noi perché io,
onestamente, non mi sento molto orgogliosa di me.
P.S. Ti sto scrivendo da un netbook che usa l’altra piattaforma,
il mio notebook vecchio di quattro anni è in riparazione a causa della ventola
usurata perché funziona ancora benissimo e mi rifiuto di abbandonarlo e
comunque anche lui non fa parte della tua squadra, per comprare uno dei tuoi
tablet dovrei rinunciare a dieci del mio ed il mio telefonino è, sì della tua
famiglia, ma è un modello di quasi sei anni fa e non viene più aggiornato. Potrai
mai perdonarmi per essere così folle?